07/09/2007
Vertenza Unilever: presa di posizione della Fai/Cisl di Cagliari
Vertenza Unilever

Il segretario generale della Fai/Cisl di Cagliari, Francesco Piras, fa il punto sulla situazione della vertenza Unilever, l’azienda multinazionale anglo olandese, proprietaria del marchio Algida, che ha annunciato la chiusura degli impianti alla data del 31 dicembre 2007.
Posizione irremovibile quella della Unilever che, per scelte aziendali e nonostante il buon andamento, in termini di produttività, dello stabilimento cagliaritano, rischia di mettere sul lastrico decine e decine di famiglie.(centodieci sono i dipendenti fissi più altri cento stagionali).
Nei prossimi giorni, informa il segretario FAI, l’azienda renderà note le sue decisioni in merito ai probabili acquirenti e alle manifestazioni di interesse presentate per il passaggio della proprietà.
L’unica certezza, in una vertenza piena di incognite soprattutto per i lavoratori, è la chiusura della azienda.. Una altra realtà produttiva industriale abbandona il nostro territorio, lasciando rabbia e indignazione.
Viene annullata di fatto la produzione del “gelato”, ormai tradizionale e si mette a rischio l’occupazione delle maestranze che, da sempre, con il lavoro ed il sacrificio, hanno reso lo stabilimento uno dei più competitivi nel Gruppo. E’ diventata un’azienda leader nel lancio di nuove produzioni, con ben 19 milioni di litri di prodotto pari a 150 milioni di porzioni. Ma la filiale di Cagliari si è anche specializzata nei test di sviluppo di buona parte dei gelati con il marchio Algida, conseguendo riconoscimenti a livello europeo.
In realtà, il filo conduttore che porta a questa sciagurata conclusione è intessuto di cinismo perché il nuovo modello Unilever (One Unilever) ha ormai decretato la chiusura, pur riconoscendo che si tratta di un’unità produttiva in attivo. Ancora più cinica perché il gruppo chiude con un utile in crescita (+ 2,3% e un miliardo di euro di utile).
Il sindacato unitario di Federazione e Confederale ha dato vita ad iniziative di lotta forti e continue, coinvolgendo le istituzioni locali (Regione, Provincia e Comune di Cagliari), consentendo anche l’apertura di un tavolo romano al Ministero delle attività produttive e con l’assessorato all’industria della Regione Sarda.
Ma non basta, la mobilitazione deve proseguire perché Unilever si è assunta un solo impegno: quello di trovare in loco imprenditori che rilevino l’azienda, ma ponendo un vincolo molto forte e penalizzante, cioè che l’azienda subentrante non deve produrre gelati, perché l’Unilever non vuol perdere quote di mercato a favore della concorrenza.
Tutto ciò è un fatto negativo perché inciderà, in maniera negativa, sull’identificazione dell’acquirente, rende ignoto cosa si produrrà e mette in un cantuccio le professionalità acquisite dai lavoratori che andrebbero così disperse.
Unilever spesso parla di responsabilità sociale come un obbligo etico e morale: il sindacato vorrebbe vedere che alle parole seguano i fatti concreti ed un primo risultato, sostiene la FAI/CISL, è quello di annullare il termine di chiusura della fabbrica (fissato in modo perentorio il 31 dicembre prossimo). Sarebbe un significativo segnale.
Ma occorre anche che la Regione Sarda non rimanga ferma e testimone inerme e impassibile nei confronti dell’ennesimo scippo ai danni della Sardegna e vigili, facendo fronte comune anche con il sindacato e i lavoratori, per evitare la perdita dell’unità produttiva e che rimangano nell’Isola solo povertà e disoccupazione.