Di seguito riportiamo il testo della relazione introduttiva che è stata illustrata dal segretario generale della Cisl Cagliaritana, nella tradizionale conferenza stampa unitaria di inizio d'anno:
Prima di entrare nel merito delle questioni locali, le segreterie CGIL CISL UIL di Cagliari, nel giorno di lutto proclamato dall’Unione Europea, intendono rivolgere il loro pensiero, anche a nome di tutti i lavoratori, alle vittime dell’immane catastrofe causata dal maremoto. Ancora una volta la natura sembra colpire soprattutto le nazioni più povere. E’ necessario un grande slancio di generosità e di solidarietà da parte delle nazioni ricche, per cercare di riparare, per quanto possibile, ai danni. Ma ancor di più è necessario riflettere sul fatto che il 18% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse, con le conseguenti disuguaglianze. Questo andamento va corretto anche nell’interesse di noi occidentali.
CGIL CISL UIL nazionali, insieme alla controparti, hanno già deciso di lanciare una grande sottoscrizione tra i lavoratori, con la devoluzione dell’equivalente di un’ora di lavoro, in forme che verranno comunicate nei prossimi giorni.
INIZIATIVA UNITARIA - RSU
Anche quest’anno, dunque , CGIL CISL UIL di Cagliari si presentano unite alla tradizionale conferenza stampa di fine e inizio anno. E’ una tradizione che intendiamo conservare, nella convinzione che, a fronte di una situazione socio economica non confortante, l’unità sia una risorsa in più per venire incontro alle esigenze, spesso drammatiche, dei lavoratori, dei pensionati e dei disoccupati.
Va detto, in premessa, che il sindacato confederale si presenta, anche nel nostro territorio, con la forza e la rappresentatività che gli è stata data dalle votazioni per il rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie nei settori del pubblico impiego, delle ferrovie, dell’università, dei vigili del fuoco, dove CGIL CISL UIL hanno raggiunto, mediamente, percentuali di voti pari all’80%, a fronte peraltro di una grande partecipazione.
Nel corso del 2004, a livello territoriale, regionale e nazionale si sono svolte tantissime iniziative unitarie per protestare contro la politica del Governo Nazionale e, in particolare, sono da ricordare gli scioperi generali del marzo del 2004 e, l’ultimo, quello del 30 novembre scorso, nel quale si ponevano al centro dell’attenzione, non solo i problemi nazionali e la protesta contro la Legge Finanziaria, ma anche la mancanza di risposte allo sviluppo dell’apparato produttivo industriale del nostro territorio. Numerose poi sono state le iniziative delle categorie, a partire dai Pensionati che, unitariamente, di fronte ai Consigli comunali e ai parlamentari sardi, hanno posto con forza l’esigenza di dare risposte agli anziani e ai pensionati colpiti dal taglio dello Stato sociale e dal mancato adeguamento delle pensioni al caro vita e ad un’inflazione galoppante, ben al di là di quella ufficiale.
Senza dimenticare tutte le altre vertenze (scuola, formazione professionale, dipendenti regionali, rinnovi di contratti di lavoro).
Tutto ciò dimostra la vitalità del sindacato che, a fronte di situazioni drammatiche, dimostra la sua capacità di mobilitazione unitaria.
LA DISOCCUPAZIONE – MERCATO DEL LAVORO
La disoccupazione raggiunge punte elevate ( in Sardegna siamo al 17% contro la media nazionale del 8,4%), mentre il reddito pro capite, specie in alcune zone interne, è ben al di sotto della media non solo nazionale, ma anche regionale.
La nostra provincia, stando ai dati ISTAT del 2003, evidenzia un tasso di disoccupazione pari al 19,1% (maschi 14,9%, femmine 25,9%). Punte del 30% nel Sarrabus Gerrei e nel Medio Campidano Tale tasso di disoccupazione colloca la provincia di Cagliari al primo posto in Sardegna: A Nuoro il tasso di disoccupazione è pari al 14,9%, a Oristano pari al 18,4%, a Sassari pari al 13,9%.
Tali dati, pur in calo rispetto agli anni precedenti, evidenziano comunque la situazione drammatica del nostro territorio, anche perché la diminuzione del dato percentuale è influenzata dall’attivazione di numerosi contratti atipici e quindi da una qualità diversa del tipo di occupazione. E’ inoltre cambiata la metodologia di rilevamento degli occupati: vengono considerati tali anche coloro che dichiarano di aver effettuato ore di lavoro nella settimana di riferimento. Inoltre Cagliari ha anche il tasso di occupazione più basso 37,6% ( Nuoro 38,6%, Oristano 38,4%, Sassari 42,1%).
La composizione dell’occupazione nella nostra Provincia è così formata:
agricoltura 2,7%
industria (comprese costruzioni) 26,60%
Altre attività 70,7% (compreso commercio)
Come si può osservare la percentuale di occupazione nel settore industriale, escluso quello delle costruzioni, è inferiore a quello delle altre regioni italiane.Si attesta infatti sul 13% contro il dato nazionale di circa il 23%.
I dati della iscrizione al “collocamento”, riferiti al mese di settembre 2004, evidenziano dati ancora più drammatici. La percentuale degli iscritti sul totale della popolazione in età lavorativa è pari al 26% e solo poco più del 10% degli iscritti è operaio qualificato.
LAVORO SOMMERSO
Il tutto mentre le percentuali di lavoro nero e sommerso (18% in provincia) non diminuiscono e aumenta il numero degli atipici (si parla di circa 29.000 iscritti al fondo lavoratori para subordinati tra collaboratori, lavoratori a progetto e associati in partecipazione), il che significa un utilizzo improprio di questi strumenti, che nasconde in realtà un lavoro dipendente non riconosciuto.
PIANO STRAORDINARIO DEL LAVORO
Il piano straordinario del lavoro (in particolare l’articolo 19 della legge 37) è frutto di un accordo tra il sindacato unitario e la Giunta regionale, poi rivisto nel corso delle diverse legislature, ma sempre confermato. Ora la Giunta Soru, dimenticando la concertazione, prevede la sua abolizione, senza confronto con il Sindacato. Si può dire che l’articolo 19 non sempre ha dato i frutti sperati, ma rimane per i Comuni, che vedono i loro bilanci falcidiati dalla riduzione dei trasferimenti, uno dei pochi strumenti a disposizione per favorire l’occupazione. Bisogna quindi aprire un tavolo di concertazione per portare le modifiche che qualifichino il provvedimento e che evitino alcuni errori del passato commessi anche dai Comuni. Ma il provvedimento, nella sua impostazione originaria, mantiene la sua validità. Insomma, come dice la legge, il piano straordinario per il lavoro deve finanziare iniziative finalizzate allo sviluppo e all’occupazione, anche in regime di cofinanziamento con altri soggetti pubblici e privati. Gli ambiti sono quelli della:
a) partecipazione dei Comuni agli strumenti di programmazione integrata dello sviluppo locale previsti dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale;
b) la promozione di attività produttive per la valorizzazione di risorse locali nonché dei Servizi funzionali allo sviluppo con particolare riferimento ai settori ambientali, culturali, storici, archeologici, artistici e naturalistici.
c) La realizzazione di opere pubbliche necessarie e funzionali alle attività.
LAVORI SOCIALMENTE UTILI
E, ancora, in un territorio come quello cagliaritano si fa sentire fortemente il problema dei disoccupati di lunga durata (sono 143000 gli iscritti da più di 24 mesi) e dei lavoratori socialmente utili (ancora oltre le 500 unità), non aiutati certo dalla mancata applicazione in Sardegna della riforma dei servizi per l’impiego e dall’assenza di un adeguato sistema di ammortizzatori sociali. Le proposte per superare questo fenomeno devono essere articolate ( assunzione nella P.A., società miste, auto impiego). Vi deve essere un maggiore impulso alla stabilizzazione da parte della Regione e degli Enti locali che da anni utilizzano i lavoratori in quello che si può definire un lavoro nero legalizzato. Gli strumenti, a partire dall’articolo 9 della legge finanziaria della Regione e le risorse non mancano. Ci vuole la volontà politica.
LA POVERTA’
E’ ben vero che la Sardegna ha superato la soglia del 75% del reddito pro capite europeo e pertanto uscirà dall’obiettivo 1, ma sono aumentate, nel contempo, le disuguaglianze se è vero che i poveri, assoluti (cioè coloro che hanno un reddito inferiore a 570 euro mensili) o relativi (823 EURO), in Sardegna sono circa 260000; a Cagliari sono diverse decine di migliaia. Sono migliaia i cittadini cagliaritani che mensilmente ritirano un pacco di alimenti essenziali nei centri di assistenza della città (diocesano, suore di madre Teresa etc.) Il 16% dei cittadini sono in condizioni di povertà. E, in una grande città dove la vita è più cara, il fatto rende più difficili le condizioni di vita dei più deboli. Tra i poveri oggi non si possono annoverare solo i disoccupati, i cassaintegrati, ma spesso anche famiglie monoreddito con stipendi che spesso non superano i seicento euro mensili. Tutto ciò determina la necessità che gli enti locali attuino una politica di attenzione verso le fasce deboli (anziani, disoccupati, immigrati, lavoratori atipici) che hanno spesso difficoltà a soddisfare i bisogni primari: dalla casa, (si calcola che a Cagliari ci sono 5000 case sfitte e su questo occorre un maggior impegno nel diffondere e favorire l’utilizzo degli affitti a canone concordato, con previsione dell’abbattimento dell’ICI per chi affitta regolarmente, come già discusso con i sindacati degli inquilini), all’assistenza e perfino alla possibilità di avere un’alimentazione adeguata. Gli stessi tagli alle casse degli enti locali, stabiliti dalla legge finanziaria, rischiano di rendere ancora più pesante la situazione, mentre non sono state messe in campo adeguate politiche per il lavoro, da parte della Regione e degli Enti locali.
La maggior parte dei comuni sardi, anche del territorio cagliaritano, ha dimensioni ridotte e perciò, nell’ambito dei servizi e delle politiche sociali, è bene che si avvii una politica di consorzio, mentre nelle grandi città (Cagliari e Quartu S.E.) le Giunte si attestano per quanto attiene le politiche sociali, per ora, più sugli annunci, che sui fatti concreti.
Per quanto riguarda il piano sociale del Comune di Cagliari vi è da osservare che si è aperto, per la prima volta dopo diversi anni, un rapporto di consultazione con CGIL CISL UIL su questa materia.
Noi consideriamo positivi alcuni aspetti:
q intanto il metodo del confronto, al quale occorre però dare continuità nel momento dell’applicazione pratica del Piano.
q In secondo luogo, la collaborazione intrapresa dal Comune con il CRENOS che consente di avere una base scientifica per la progettazione delle politiche sociali.
Vi è anche da sottolineare,però, che il piano rischia di non essere efficace poiché manca il supporto dello strumento legislativo in quanto la L. 328/2000 non è ancora attuata in Sardegna.
QUESTIONE APPALTI
La vicenda dei lavoratori del cimitero (ex LSU) licenziati al termine dell’appalto con contemporanea assunzione di altri disoccupati, rappresenta una pagina nera, anche perché è la seconda puntata: la prima era andata in onda già l’anno scorso, quando in un caso analogo diversi lavoratori avevano perso il posto (in quel caso si trattava degli appalti del verde). Al di là della conclusione della vicenda, sulla quale il Comune e l’assessorato alle politiche sociali hanno preso impegni precisi, esso rimane un caso emblematico. Gli appalti al ribasso penalizzano i lavoratori, ne pregiudicano spesso la continuità lavorativa e sempre la retribuzione e costituiscono un fattore di precarietà inaccettabile. Su questo CGIL CISL UIL chiedono un confronto a tutto campo perché la problematica riveste un carattere generale e va affrontata con precisi impegni politici da parte del Sindaco.
QUESTIONE AMBIENTALE E TURISMO
In generale il giudizio è critico verso il Comune di Cagliari e non solo verso di esso.
Cagliari è, per esempio, terribilmente indietro nella questione ambientale: tutto il territorio è carente ( si parla del 2% contro un auspicabile 35% ) nelle percentuali di raccolta differenziata. E’ inoltre irrisolta da anni la questione della Società Mista (la SAM), che non decolla a causa di vari ricorsi, avanzati dalle aziende socie. Questo fatto impedisce un salto di qualità nell’erogazione del servizio, a oggi scaduto in maniera notevole.
Nel frattempo alcune operazioni sbagliate, portate avanti dalla Provincia in merito al ripascimento del Poetto, la spiaggia dei cagliaritani e dei sardi, con la totale assenza del Comune di Cagliari, hanno determinato un gravissimo danno ecologico ad una spiaggia unica al mondo, per qualità di sabbia e quindi da considerare patrimonio dei cagliaritani ma anche dell’umanità. La questione appare “insabbiata” tra polemiche politiche e denunce alla magistratura, ma poco si fa per rimediare al danno prodotto.
Sul turismo si è fatto un gran parlare, ma è convinzione del sindacato che il sistema turistico cagliaritano, peraltro messo in crisi dalla concorrenza dei paesi dell’est europeo, quali la Croazia, o dalla Grecia e dalla Spagna, debba integrarsi con il resto dell’economia sarda: dall’industria, all’agro industria, alla valorizzazione dell’ambiente e alla riscoperta del patrimonio di archeologia industriale sardo ormai dismesso, che potrebbe costituire attrattiva originale e moderna di flussi turistici. L’avvio del Parco Geo minerario della Sardegna, (per la nostra zona è interessato il compendio di Villasalto), che ha portato tre anni fa all’assunzione di 500 lavoratori (ex socialmente utili) tarda a decollare realmente e ripropone finora solo il perpetuarsi di un assistenzialismo che rischia di creare, anziché occasioni di lavoro vero, nuovi drammi sociali, difficilmente controllabili.
Noi riteniamo che sulle potenzialità del Capoluogo si debba fare un discorso ampio. Bisogna valorizzare le zone umide che circondano Cagliari, rilanciando l’attuazione del Parco di Molentargius,( sul quale il sindacato anni fa ha preso posizione in un Convegno pubblico), bisogna attuare una politica dei servizi e di fruibilità della città da parte dei cittadini e dei turisti, che non si limiti solo all’apertura domenicale delle città mercato o alla costruzione di parcheggi che attraggono il traffico e spesso disincentivano l’uso del mezzo pubblico.
La fruizione dei beni culturali della città non va ridotta a un solo giorno, come avviene a Cagliari, ma inserita in un percorso culturale e museale stabile, che attragga flussi turistici e dia anche opportunità di lavoro.
La recente legge sul commercio, peraltro non concertata con il sindacato, sembra mettere lo stop ai grandi esercizi commerciali. Occorre però negoziare il concetto delle città turistiche e i regimi degli orari di lavoro che rischiano di penalizzare eccessivamente i lavoratori del settore, senza che si possano trarre vantaggi veri sul fronte dei ricavi.
Ma in ogni caso va evitato il proliferare delle doppie case, fonte di inquinamento ambientale e che portano poco reddito alla Sardegna, anche perché si tratta di case affittate quasi tutte in nero. Va invece favorito il rilancio di un turismo alberghiero, termale e sportivo ( vedi rilancio del complesso golfistico di IS Molas) che abbracci più mesi di attività all’anno e che riduca costi e prezzi e che sia però rispettoso dell’ambiente.
TEATRO LIRICO
Noi riteniamo che, nell’ambito del rilancio del turismo sia importante per l’intera Sardegna, una istituzione culturale come quella del Teatro Lirico di Cagliari che conta 10500 abbonati in tutta la Sardegna ( provenienti anche da Macomer, Sassari, Gonnosfanadiga etc.).
La sua attività può innestarsi in percorsi concordati con i Tour operator, può essere sviluppata anche in altri ambiti diversi dalla musica classica, può inoltre essere dispiegata nel territorio attraverso azioni di decentramento, che vanno potenziate a favore delle popolazioni dell’interno, della scuola, dei lavoratori a più basso reddito. Il Teatro Lirico di Cagliari è, insomma, una risorsa per l’intera Sardegna e può costituire un motivo di richiamo dunque per il turismo, se la sua attività fosse collegata maggiormente con i complessi turistici della costa.
Oggi il bilancio del Teatro Lirico è in sofferenza a causa di una politica basata più su grandi eventi costosissimi, che su una programmazione capace di coniugare rigore finanziario con la qualità delle produzioni, ottenute anche attraverso la valorizzazione del coro e dell’orchestra locali. C’è il fondato rischio, se non si interviene con saggezza, di mettere a repentaglio i posti di lavoro e le professionalità, create in anni di attività sempre apprezzata.
Il fondo unico per lo spettacolo (FUS) prevede uno stanziamento a favore dei teatri lirici. In Sardegna la legge regionale del 2003 stabilisce che il contributo della Regione sia adeguato a quello del FUS. Ora la Giunta ha sospeso l’operatività di questa legge e come sindacato unitario abbiamo chiesto un incontro con l’assessore alla pubblica istruzione, perché crediamo che l’opera di risanamento vada assecondata. Non è quindi solo la difesa dei posti di lavoro (che pure tra diretti e indiretti superano le ottocento unità, compresi i lavoratori a termine), ma anche la difesa di una istituzione, che può essere di complemento e di traino allo sviluppo.
I lavoratori del Teatro lirico stanno organizzando tra l’altro una raccolta di firme per la difesa della “loro azienda”, mentre, in accordo con il Sovrintendente, il 13 gennaio, si organizzerà un concerto di solidarietà a favore delle popolazioni colpite dall’alluvione in Ogliastra, proprio per dimostrare, se ce ne fosse bisogno, l’apertura al mondo esterno.
INDUSTRIA
Preoccupa la questione industriale, con la mancata applicazione dell’accordo di programma della chimica e il mancato stanziamento dei previsti 100 milioni di euro, che potrebbero rilanciare lo sviluppo del territorio. Su questo ci vuole un impegno collegiale di tutte le forze sociali firmatarie dell’accordo e non impegno solitario della Giunta. I livelli occupazionali e il prodotto del settore industria calano sia in termini assoluti che in termini percentuali, diventando quasi residuali nel mercato del lavoro cagliaritano, sia nel settore chimico che in quello metalmeccanico. La Sardegna e Cagliari devono invece difendere il tessuto industriale, anzi devono farlo sviluppare, rendendolo più moderno e competitivo. Le crisi si susseguono: da quella della SCAINI ( dove i lavoratori sono oltre un anno senza stipendio o ammortizzatore sociale) alla SOFTING, alla KELLER (sempre alle prese con il problema delle commesse), alla EDITAR (ormai chiusa), allo Zuccherificio di Villasor, alla Vitrociset ( azienda tecnologicamente avanzata che rischia di sparire dalla zona di Macchiareddu con la perdita di circa 80 posti di lavoro.), alla situazione degli appalti del settore telecomunicazioni , al settore degli appalti di Sarroch e di Macchiareddu, Mineraria Silius, ad altre che periodicamente si aggiungono. Appare fondamentale spingere sia nei confronti del Governo regionale, che verso quello nazionale per un rilancio di un settore determinante per lo sviluppo dell’economia cagliaritana.
Ma propedeutica al rilancio del settore industriale è la risoluzione del problema dell’energia, oggi molto più cara in Sardegna piuttosto che nel resto del Paese, nonché del problema della continuità territoriale, non solo dei passeggeri ( oggi tra l’altro a rischio tra ricorsi al TAR o all’Unione Europea) ma anche delle merci: Si tratta di fattori (trasporti ed energia), il cui costo eccessivo penalizza fortemente le aziende cagliaritane e non solo quelle industriali.
PERCORSO DI CONCERTAZIONE CON LA CONFIDUSTRIA
Ecco perché CGIL CISL UIL hanno siglato una sorta di intesa con la CONFINDUSTRIA cagliaritana che prevede un percorso che, partendo da un’analisi tecnica condivisa, metterà in piedi un tavolo generale che si occuperà dei problemi di infrastrutture ( energia, acqua, servizi per l’impiego, credito, sportelli unici etc.) e delineerà una strategia per il rilancio dell’industria nel nostro territorio, nella convinzione che essa è fondamentale per la ripresa dello sviluppo. Si articoleranno poi tavoli specifici sulle diverse problematiche. Deve essere ben chiaro che il problema non è la retribuzione dei lavoratori, che non può essere ulteriormente comprimibile, ma deve essere la razionalizzazione dei fattori dai quali discendono opportunità di nuovi investimenti e il mantenimento delle intraprese industriali in essere.
PORTO INDUSTRIALE DI CAGLIARI
511000 TEU LAVORATI NEL 2004 CONTRO I PREVISTI 450000.
NEL 2003 LAVORATI 370000 TEU CONTRO I 300000 PREVISTI.
Lo sviluppo può quindi arrivare dal Porto industriale di Cagliari che oggi occupa 160 lavoratori diretti. Ma molti di più potrebbero essere i lavoratori dell’indotto se si sviluppassero i traffici in maniera adeguata e se si costruissero intorno al porto canale dei collegamenti intermodali con il resto della Sardegna. Anche su questo tema si devono registrare incertezze e ritardi sia nei rapporti tra l’Autorità portuale, il consorzio industriale e la CICT: sono noti i problemi: occorre dragare il fondale e chiarire gli aspetti della concessione concernenti sia il canone d’affitto, sia i danni strutturali alla banchina.
CANTIERI NAVALI
Nell’ambito del riordino del Porto industriale e di quello riservato ai passeggeri, anche il settore metalmeccanico potrebbe trovare altre strade, quali quelle, per esempio, della cantieristica navale, oggi completamente assente a Cagliari. Qualcuno parla di Cagliari capitale del Mediterraneo, ma dal mare arrivano pochi ritorni in termini di occupazione: sulle navi della Tirrenia o delle altre compagnie di navigazione, pochi sono i lavoratori sardi e cagliaritani che vi operano, né ci sono, appunto, ritorni nella cantieristica. Insomma, le navi viaggiano, in grandi percentuali, perché la Sardegna è un’isola, ma i sardi hanno pochi benefici.
SETTORE EDILE
Sul settore edile è opportuno puntare si sulle grandi opere (metropolitana leggera, centro agro alimentare, viabilità (195 e completamento 131) ma rimane da spiegarsi come mai nessuno parli più del progetto della Diga di Monti Nieddu, dopo che è stata sventrata una montagna e dopo che i lavoratori sono stati tutti licenziati. Ma sarebbe opportuno portare avanti anche una politica, forse meno appariscente, che è quella del recupero dei centri storici sardi e del cagliaritano, prevedendo appositi incentivi per il recupero e promovendo anche nel nostro territorio, l’applicazione del documento unico di regolarità contributiva per evitare il lavoro nero.
DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO
Il decentramento amministrativo: La provincia di Cagliari vedrà la costituzione di altre due province, quella di Carbonia e quella del Medio Campidano, che nascerà da una costola del territorio sindacale di Cagliari. Il sindacato è favorevole al decentramento, purché si diano poteri reali e risorse umane e materiali ai nuovi Enti che possono diventare fondamentali per lo sviluppo del territorio.
SCUOLA FORMAZIONE PROFESSIONALE
La questione della formazione professionale e della scuola: spesso ci si riempie la bocca del fatto che bisogna investire in scuola, formazione, ricerca, ma poi ci si accorge che lo Stato, ma anche la Regione prevedono tagli che danneggiano la qualità della formazione dei nostri giovani: In Sardegna, solo il 4,5% dei lavoratori occupati è in possesso di una laurea e spesso i disoccupati sono tali per il basso contenuto delle qualifiche ottenute, mentre manca un sistema di formazione permanente e continua, che consenta la ricollocazione lavorativa in caso di disoccupazione.
IN CONCLUSIONE:
E’ chiaro che il giudizio sul 2004 non può essere positivo, in generale. La disoccupazione non diminuisce, né migliora la qualità dell’occupazione per il proliferare di contratti di lavoro precari e che non danno la stabilità, mentre il lavoro sommerso cresce. Aumenta la povertà, in sintonia con quanto accade a livello regionale e nazionale, specie nel Mezzogiorno. Diminuiscono i trasferimenti dello Stato Nazionale e la Regione, che dichiara un forte indebitamento, difficilmente potrà sopperire alle esigenze di risorse degli Enti locali, mentre aumenta l’esigenza di uno Stato sociale più efficiente. L’uscita dall’obiettivo Uno rischia di non fare arrivare risorse in Sardegna, anche se, va detto, molte di esse non sono state utilizzate. L’insularità rischia di essere ancora un handicap. L’industria non decolla e si moltiplicano le crisi. Le politiche per il lavoro non incentivate adeguatamente da Regione e sistema di enti locali, si limitano spesso a iniziative assistenziali, la Regione inoltre minaccia di tagliare i fondi del piano straordinario per il lavoro (art. 19 della L.37).
E’ chiaro tutto ciò non si può imputare solo alla Provincia o ai Comuni della provincia, ma le responsabilità vanno attribuite, in primo luogo alle politiche del Governo Nazionale che hanno portato alla recessione economica e produttiva. La Regione finora, del resto, sembra più intenzionata a fare tabula rasa del preesistente, compresi alcuni accordi sindacali, piuttosto cha a costruire e concertare.
Tuttavia ci vuole un impegno straordinario da parte delle Istituzioni e delle parti sociali.
Cagliari e la sua Provincia hanno le potenzialità per risalire la china:
- Una zona industriale che può essere fonte di attrazione di nuove iniziative.
- Un Porto Industriale dove i traffici cominciano a far sentire gli effetti positivi e che va collegato con il resto della città e dell’Isola.
- Un aeroporto che ha aumentato di molto le sue potenzialità e che può essere un buon viatico per un nuovo turismo.
- Un sistema turistico, ambientale e culturale ancora intatto e che costituisce un potenziale enorme da valorizzare.
- Le risorse umane che vanno valorizzate con la difesa del sistema dell’istruzione pubblica ed un sistema di formazione professionale integrato.
- L’applicazione della riforma dei servizi per l’impiego con il recepimento della legge nazionale.
Ma soprattutto occorre un clima di fiducia, che le parti sociali debbono favorire.
L’intesa con la CONFINDUSTRIA può essere un passo positivo, se è finalizzata al rilancio dello sviluppo.
Ma è necessaria soprattutto una riscoperta di valori che mettano al centro dell’attenzione la persona e la difesa della sua dignità nel lavoro e nella società.
Ci vuole l’impegno delle Istituzioni regionali, del sistema degli enti locali, del Volontariato e del Sindacato, ciascuno secondo il proprio ruolo.
Il Sindacato sarà in prima fila con le sue lotte.
Cagliari 05/01/2005
I Segretari Generali
CGIL CISL UIL
E.Costa – F.Carta – M.Calledda