L'aumento dei contributi previdenziali ai collaboratori a progetto e ai collaboratori coordinati e continuativi nel pubblico impiego rientra nell'ambito del protocollo del Welfare. Una nota del segretario generale della Cisl di Cagliari, Fabrizio Carta:
Piovono critiche da parte di autorevoli economisti e politici, anche di Governo, in merito all’aumento delle aliquote dei contributi previdenziali dei lavoratori a progetto e dei collaboratori coordinati e continuativi che, contrariamente a quanto ritenuto da taluno, esistono ancora nel settore del pubblico impiego, nel quale non si applica la legge 30.
Secondo costoro, vi sarebbe un accanimento nei confronti dei giovani e da qui una serie di accuse nei confronti del provvedimento e del sindacato che, da sempre, sostiene l’idea di unificare i contributi previdenziali per ogni tipologia di lavoro.
A me pare, invece, che sia contro i giovani non chi propone l’aumento progressivo delle aliquote per i collaboratori, ma chi invece, tenendole basse, in particolare per quelli che non hanno un’altra posizione contributiva, favorisce un uso distorto e, in alcuni casi, fraudolento dello strumento, applicato in realtà a contratti di lavoro che dovrebbero essere di lavoro subordinato.
E’ bene ricordare, facendo una piccola cronistoria, che la collaborazione e il relativo contributo previdenziale fu introdotto dalla legge Dini (la 335/95) ed inizialmente l’aliquota del 10% fu via via aumentata negli anni. Ma l’istituto era rivolto essenzialmente ad amministratori, consulenti etc.
Solo la sbrigliata fantasia degli imprenditori e degli amministratori degli enti locali ha favorito la crescita esponenziale, negli anni, dei collaboratori. Nella sola provincia di Cagliari, i lavoratori iscritti al fondo lavoratori parasubordinati assommano a circa 50000 e, se non tutti sono precari giovani, di essi almeno il 60/70% vive condizioni di disagio effettivo. Numero assurdo e preoccupante. Il privato vi ha fatto ricorso con il solo motivo del risparmio (il gap per i soli costi contributivi di un dipendente e di un collaboratore è ancora attestato sul 10%, senza contare gli altri oneri), il pubblico, per aggirare i blocchi delle assunzioni nel pubblico impiego e fronteggiare così le carenze di organico.
In ambedue i casi si è creato un esercito di precari, non solo sottopagati e senza applicazione di un contratto nazionale di lavoro, ma anche privi di una seria prospettiva pensionistica, dato che, con il calcolo della pensione con il metodo contributivo, una pensione di un COCOPRO o COCOCO ha un tasso di sostituzione (percentuale di pensione su stipendio) bassissimo e insufficiente.
Come eliminare o ridurre ad una percentuale fisiologica l’utilizzo di questo strumento ? Il sindacato e la Cisl in particolare sostiene che bisogna aumentare le aliquote e parificarle con quelle del lavoro subordinato: si eliminerebbero i casi di collaborazione fasulla e si eviterebbe che nelle amministrazioni pubbliche i Sindaci o i Presidenti di Provincia e di Regione ricorrano a questo tipo di assunzione, attuate spesso senza concorsi e con chiamata diretta.
L’aumento delle aliquote previdenziali, parte integrante del protocollo sul welfare, lungi dall’essere contro i giovani come sostiene l’onorevole Capezzone, costituisce in realtà uno dei tasselli fondamentali per assicurare più diritti e maggiori prestazioni pensionistiche alla platea di giovani e meno giovani, ai quali si applica in modo distorto questo istituto.
Fabrizio Carta
Segretario Generale Cisl Cagliari