Conferenza stampa unitaria – Sintesi intervento introduttivo
Una tradizione che si rinnova.
Iniziative comuni del 2007
·assemblea per una piattaforma unitaria per il rilancio del territorio.
·assemblea unitaria dei delegati alla sicurezza del maggio scorso.
·assemblee unitarie per il protocollo del 23 luglio 2007
·partecipazione al voto referendario di oltre trentamila tra lavoratori, disoccupati e pensionati.
·massiccia partecipazione di delegati, lavoratori e pensionati di Cagliari alla manifestazione regionale unitaria del 1 dicembre.
Sicurezza
·Emozione e dolore per le morti in fabbrica, anche in Sardegna e a Cagliari.
·Nel 2006, in provincia, si sono registrati 12 morti sul lavoro e ben 8509 infortuni, (2004 – 2006): nel periodo preso in esame sono morti sul lavoro in provincia ben quaranta lavoratori (in Sardegna quasi cento). Per il 2007 si parla di un numero di infortuni pressoché uguale, se non superiore, a quello del 2006 e gli incidenti mortali si attestano sulla cifra di 16, comprensiva di 7 morti in incidenti in itinere: dato, quest’ultimo, che sottolinea la necessità di intervenire sulla viabilità e sull’uso dei mezzi pubblici per raggiungere il posto di lavoro.
·Obiettivo: attuare la piattaforma approvata nell’assemblea dei delegati del maggio scorso: agire sul piano della cultura (scuola e sensibilizzazione dei lavoratori), della informazione e formazione (preparazione adeguata dei R.L.S.), ma anche del controllo perché gravi spesso sono le responsabilità delle aziende e scarsa l’iniziativa degli organismi pubblici (ASL, Ministero e sistema enti previdenziali). Occorre una lotta seria al lavoro nero e sommerso, il rilancio della bilateralità e del ruolo dei rappresentanti territoriali alla sicurezza, specie in una provincia dove la dimensione aziendale è molto piccola, un forte sostegno al ruolo dei rappresentanti dei lavoratori. Occorre anche premere per rivendicare dal sistema pubblico maggiori controlli e irrogazione di sanzioni quando necessarie.
La situazione nel territorio. - I dati sull’occupazione
La popolazione della provincia è aumentata di circa 8000 persone ma si registra il fenomeno dell’invecchiamento: diminuiscono i giovani tra 15- 24 anni di seimila unità e aumentano di pari numero gli over 55. Questo è vero soprattutto nella città di Cagliari che ha un indice di vecchiaia pari a 195 ( per ogni giovane sotto i 15 anni vi sono quasi 2 over 65enni).
Le percentuali di occupazione, in base ai settori di attività, registrano che il 75% dei lavoratori è impegnato nei servizi, il 21% circa nell’industria ( 11% circa nell’industria in senso stretto), poco più del 3% nell’agricoltura.
Si deve rilevare che gli occupati nell’industria, in campo nazionale, si attestano su oltre il 30%, e che si rileva una perdita in termini assoluti nel triennio di oltre 5000 lavoratori nel settore industria, Nei servizi, in campo nazionale, la percentuale è al 65%. Ciò dimostra che spesso l’occupazione a Cagliari è incentrata su un terziario debole e raramente avanzato. Lo conferma anche una ricerca fatta dalla Provincia di Cagliari la quale afferma che è più facile trovare lavoro (probabilmente precario) per chi non ha qualificazione professionale.
L’occupazione, nel triennio, aumenta passando da 273000 a 285000 con un tasso di occupazione pari al 51,8, inferiore al tasso di occupazione regionale sardo e di quasi sei punti a quello nazionale. Si registra anche una diminuzione del tasso di occupazione femminile che rimane al 37,9 (ben al di sotto del dato regionale e ancor più nazionale): tale dato appare preoccupante e dimostra quanto manchino delle vere politiche di parità, tenendo conto che nella provincia di Cagliari l’addensamento percentuale maggiore è nel settore dei servizi, nel quale, in teoria, l’occupazione femminile dovrebbe prevalere. C’è più occupazione nei servizi, ma di questo non se ne giova la componente femminile.
Diminuisce il tasso di disoccupazione: si passa dal 15,8% del 2004 al 11,1% del 2006. Anche in questo caso, il tasso è però superiore a quello regionale e di oltre 4 punti a quello nazionale mentre la disoccupazione femminile registra un 15,2%.
Bisogna, comunque, sempre ricordare che si considera occupato chi ha lavorato per un'ora la settimana precedente alla rilevazione statistica.
Diminuiscono invece, anche a Cagliari in coerenza con il dato regionale, le forze lavoro ( il dato comprende le persone occupate e quelle in cerca di occupazione (disoccupate), passando da 324000 a 320000. (femmine da 127000 a 122000). Diminuisce, dunque, il tasso di attività che arriva al 58,4, mentre in Italia si registra un aumento, sia pure contenuto.
Tutto questo la dice lunga sulla situazione del territorio dove vi è un’occupazione debole, spesso precaria (circa 50000 collaboratori nelle liste dell’INPS) ( i dati sull’emersione nei call center non trasmettono entusiasmo) disoccupazione femminile elevata, scarsa percentuale di occupati nell’industria (dati in picchiata) e dove sono sempre di meno le persone che cercano lavoro.
Due dati positivi (diminuzione del tasso di disoccupazione e aumento tasso di occupazione), sono inficiati da queste osservazioni.
L’industria
L’industria deve essere il volano dello sviluppo del territorio e della Sardegna
Se infatti si paragonano i tassi di occupazione industriale in Sardegna, con quelli del resto delle regioni italiane, con particolare riferimento a quelle del centro nord, più ricche, si può notare uno scostamento notevole a tutto svantaggio della Sardegna e della provincia cagliaritana. Fatta cento l’occupazione in generale, nelle regioni più evolute, l’occupazione nell’industria arriva al 30%, mentre in Sardegna e a Cagliari, ci si attesta su una percentuale del 22%, con un dato in calo costante negli ultimi anni. Altrettanto si può dire per il prodotto del settore industriale.
Insomma, senza voler trascurare il potenziamento del turismo, dei servizi, almeno di quelli innovativi, tuttavia per far crescere la Sardegna e Cagliari non si può trascurare di sostenere lo sviluppo industriale che sia compatibile con il rispetto dell’ambiente. Questa impostazione caratterizza tante rivendicazioni del sindacato, anche nelle recenti vertenze (vedi tavolo di Palazzo Chigi per il rilancio dell’industria).
A questo proposito abbiamo iniziato un confronto con la Provincia, la Confindustria e i comuni interessati delle aree industriali, per raggiungere la Certificazione Emas dell’Area industriale di Sarroch.
Occorre dunque fare cultura e far capire alla Regione, al Governo nazionale, all’Unione Europea, ma anche all’opinione pubblica, che la strada dello sviluppo passa necessariamente attraverso un rilancio dell’industria, a partire da quella esistente, che non deve però essere assistita, e da intraprese moderne, non inquinanti, rispettose della maggiore ricchezza della Sardegna che è l’ambiente.
Lo sviluppo dell’industria nell’area cagliaritana è certamente influenzato dai problemi più generali che, se risolti, potrebbero dare nuova linfa al tessuto produttivo cagliaritano che, pure, ha delle aree industriali pregiate e appetibili, come quelle di Sarroch e Macchiareddu. Queste due aree sono ottimamente infrastrutturate per accogliere nuove iniziative industriali, perché nel territorio ci sono tre pontili, il porto, il porto canale, l’aeroporto, l’acqua, e l’assenza della criminalità organizzata. A ciò si aggiunga la viabilità, buona per Macchiareddu, per Sarroch il completamento della SS. 195 (inizio lavori a breve) ottimizzerà il traffico esistente. La riduzione dell’alto costo dell’energia, il rilancio dell’accordo di programma sulla chimica, lo sviluppo della rete dei porti, con particolare riferimento al porto container, che vive una fase di stallo, potrebbero essere i provvedimenti che vanno in questo senso.
A Cagliari però, si registrano diverse crisi aziendali di grande rilevanza.
·Responsabilità nazionali, regionali, ma anche internazionali
·Chiusura dell’UNILEVER voluta dalla Multinazionale anglo - olandese e quindi da scelte che partono da un livello ben più alto di quello regionale, o, per altri versi, dall’annunciata crisi del Porto Container di Cagliari che, dopo un’iniziale positivo sviluppo dei traffici, ora langue. Sono a rischio quelle poche centinaia di posti di lavoro creati (una goccia rispetto alla potenzialità reale) perché poteri forti, internazionali, scelte strategiche di operatori mondiali (quali la Maersk proprietaria di una parte del pacchetto azionario della CICT) fanno transitare i container in altri porti del Mediterraneo. Dopo un’attesa di vent’anni, c’è il rischio di ulteriori sofferenze per il lavoro nel porto. Tutto ciò non deve accadere, anche a fronte del recente contratto di localizzazione che porterà nuovi investimenti sul porto di Cagliari. O ancora la questione della Metalfa, nella quale si innestano problematiche di costi di produzione e di concorrenza internazionale.
· L’Unilever, fabbrica di proprietà di una multinazionale, all’avanguardia nell’organizzazione e nella produttività e nella quale si è sempre applicata una flessibilità rispondente alle esigenze produttive dell’azienda, ora chiude, per scelte internazionali, difficili da contrastare e senza che alcun imprenditore sardo riesca a rilevare lo stabilimento, mantenere la produzione e salvare i posti di lavoro. Cagliari perde una fabbrica di eccellenza, un tassello importante nel sistema industriale della Provincia di Cagliari. L’accordo firmato per la chiusura della vertenza mitiga solo gli effetti negativi per i lavoratori (che da subito hanno un anno di cassa integrazione e poi passano alla mobilità), ma rappresenta una sconfitta per la società cagliaritana. E vi è da chiedersi se il territorio (Istituzioni e parti sociali insieme) abbia fatto tutto quanto era possibile per evitarlo. Forse Cagliari non ha fatto abbastanza per fare della vertenza Unilever una vertenza simbolo, come avviene in altri territori sardi. L’impegno comune per il 2008 sarà quello di costruire le condizioni per garantire un futuro ai lavoratori attraverso la riconversione produttiva dello stabilimento.
· anche altre aziende di qualità hanno abbandonato il territorio di Cagliari., mentre languono gli investimenti nel settore delle costruzioni.
Altri problemi industria
La Syndial è in attesa di perfezionare l’intesa di cessione dello stabilimento al Gruppo Ineos-Evc, strettamente legata agli accordi bilaterali per l’abbattimento del costo energia con Enel ed Endesa che sembrerebbe in fase di definizione. Le OO.SS. prima di esprimere un parere sul passaggio della linea cloro-derivati da Syndial a Ineos, vogliono conoscere il piano industriale per capire se c’è la volontà di consolidare e sviluppare il sito di Macchiareddu, anche alla luce di quanto stà avvenendo, in negativo, per il futuro dei lavoratori dello stabilimento di cui Ineos è proprietaria sempre a Macchiareddu.
Questo accordo dovrebbe permettere allo stabilimento di riorganizzarsi in termini industriali per produrre a pieno ritmo Dicloretano per tutta la filiera produttiva, Portotorres e Porto Marghera.
Alla Mineraria Silius, oggi già ricostituita Fluorite di Silius, dopo aver riassunto gran parte del personale, si aspetta la definizione del nuovo piano industriale per il completo sfruttamento della Miniera, tenendo conto del momento favorevole del prezzo della Fluorite a livello Mondiale.
In questo caso, la Regione deve imprimere una accelerazione e sbloccare le risorse finanziare indispensabili per un rilancio definitivo, essendo la stessa, anche l’unica realtà produttiva del Gerrei.
Altra priorità sono le aziende manifatturiere del territorio che soffrono degli alti costi dell’energia, utilizzando prevalentemente quella ti tipo Termica, gasolio, Gpl, mentre il de minimis, a loro riconosciuto, non le mette al riparo da logiche di mercato, di tipo internazionale, penalizzandole sul piano della competizione per via dell’assenza del Metano in Sardegna.
Bisogna quindi attirare nuovi investimenti e lo si può fare in due modi: o offrendo incentivi come in passato, ma sappiamo che questa strada apre le porte spesso a imprenditori prenditori dal mordi e fuggi e che lasciano poco sul territorio o, migliorando la qualità delle infrastrutture. Naturalmente bisogna risolvere il problema dell’energia, attingendo anche alle fonti rinnovabili, all’eolico e sfruttando il prossimo gasdotto, sperando che la data prevista del 2012, sia rispettata.
Si deve però puntare sul miglioramento delle infrastrutture: per raggiungere la zona industriale di Sarroch e, per certi versi, anche quella di Assemini, occorre un tempo infinito e che non è compatibile con un moderno sistema industriale e bisogna accelerare gli investimenti in questo settore. Le strade devono essere messe in condizioni di reggere il traffico pesante e dare scorrevolezza e sicurezza.
E’ importante anche investire nello sviluppo del retro porto, perché oggi le merci che arrivano sui container non vengono lavorate, non esistendo una piattaforma logistica né un collegamento intermodale che diano valore aggiunto al traffico che arriva dalle navi madri. E, data la stasi se non il regresso del porto storico di Cagliari, occorre chieder con forza l’inserimento della Sardegna nelle rotte delle autostrade del mare, dalle quali siamo esclusi, che potrebbero evitare il fenomeno delle merci, dirette al Sud Sardegna, che sbarcano ad Olbia e, caricate sui TIR, intasano la già malandatissima Carlo Felice. Per questo il sindacato chiede un accordo di programma quadro da inserire nell’intesa istituzionale di programma.
In sintesi, la strategia per un miglior futuro potrebbe essere questa: rendere concreti gli investimenti necessari per dare qualità alle infrastrutture e rendere le aree industriali e il territorio appetibili per nuove intraprese industriali. Questo processo, localizzato nella provincia di Cagliari, unito alla risoluzione dei grandi problemi enunciati (energia, trasporti etc.) può risultare un’arma vincente.
Le tante vertenze
C’è tutto il settore degli appalti da quello delle pulizie della Regione, a quello degli stabilimenti militari a quello dell’aeroporto (che cresce di traffici, ma riduce gli importi degli appalti e di fatto licenzia), a quello dei servizi postali, con rischio licenziamento dei dipendenti della Sardarecapiti, al problema delle Case di cura private e all’AIAS, che vedono ridurre le risorse a disposizione, messe a disposizione dalla Regione, e sono costrette a licenziamenti o a dolorose riconversioni, ai 42 lavoratori della Multiservizi ostaggio dei palleggiamenti di responsabilità tra Comune di Cagliari e Regione Sarda.
Vi sono poi le annose vertenze della formazione professionale e del Geoparco e dell’Ecoserdiana o ancora di quelle aziende che, a causa delle riforme regionali, stanno per chiudere e ancora non ne è certo l’assorbimento nei ruoli della Regione che ne è proprietaria in alcuni casi al 100%, quali Progemisa, Bic Sardegna, Osservatorio economico, Sviluppo Italia.
Sono vertenze regionali nelle quali sono coinvolti molti lavoratori della provincia di Cagliari.
FISCO e TUTELA DEI REDDITI – POVERTA’
·piattaforma sul fisco e minaccia uno sciopero generale se non si rinnovano i contratti e se non si riduce il peso dell’imposizione fiscale su salari e pensioni. Combattere il fenomeno dell’evasione fiscale, affrontare con ancora maggiore decisione il problema dell’emersione dal lavoro nero e grigio, i cui risultati a livello provinciale appaiono deludenti, rivendicare risorse adeguate per le politiche sociali, a partire dal fondo per la non autosufficienza e dall’applicazione corretta dei PLUS, che devono tendere a realizzare risparmi di risorse da destinare alla qualità dei servizi socio sanitari e all’integrazione dei servizi tra i diversi comuni della Sardegna.
·Il problema della tenuta dei redditi da lavoro dipendente e da pensione è però strettamente collegato con il tema della fiscalità locale. Si è inteso il problema del federalismo fiscale, nel senso di aggiungere alla tassazione nazionale, la tassazione locale. A volte, si sono ridotte le aliquote fiscali a livello nazionale in maniera indiscriminata, favorendo gli evasori, e costringendo il sistema degli enti locali ad aumentare magari l’addizionale IRPEF o l’ICI o la TARSU. Insomma, la riduzione del trasferimento delle risorse dallo Stato ai Comuni ha determinato un aumento dell’imposizione fiscale sul cittadino, con gravi ripercussioni sul tenore di vita dei ceti più deboli e senza che gli aumenti incidano, in modo significativo, sulla qualità dei servizi offerti (servizi sociali, nettezza urbana, trasporto pubblico locale).
·Le Pensioni al 70% sotto i 900 euro. La soglia di povertà è di 970 euro mensili per due persone, 582,00 euro per una persona. Ci sono 330000 poveri in Sardegna il 20% (Sardegna 330000, Cagliari oltre 130000.
Comune di Cagliari
·Su questi aspetti, sono stati aperti tavoli di confronto con alcuni Comuni, l’anno scorso, ma da considerare ancora interlocutori. Quest’anno occorre affrontare la tematica in modo preventivo. Si pensi a quanto accaduto al Comune di Cagliari, dove la TARSU è aumentata di oltre il 20%, senza alcun miglioramento del servizio che anzi è sempre più scadente e senza che si potesse aprire alcun dialogo con l’amministrazione comunale di Cagliari che predilige i grandi tavoli comuni (con centinaia di partecipanti come ai tavoli del piano strategico – in ciò imitando la Giunta Regionale Sarda), ma sfuggendo ad un tavolo di concertazione diretto. E così sulla TARSU e sulle tariffe il Comune, nonostante i proclami che la concertazione era alla base del suo programma, non ha raccolto la nostra protesta ed ha aumentato sensibilmente le aliquote per i cittadini e anche per le imprese.
·Ma così avviene anche per il tavolo di concertazione delle politiche sociali che, inaugurato due anni fa, è stato messo nel dimenticatoio. Fatto che ha determinato la definizione del PLUS (piano unitario locale servizi alla persona) senza alcun coinvolgimento delle organizzazioni sindacali.
·Ruolo della società Multiservizi, diventata a totale partecipazione pubblica, che, lungi dal decollare, in realtà ha aperto una procedura di mobilità nei confronti di 22 dipendenti, impegnati nella lettura dei contatori dell’acqua.
·Va inoltre ripreso un discorso più complessivo ( e noi ci auguriamo che nel piano strategico in definizione si trovino le giuste misure) sulla questione del traffico cittadino e sulle scelte dell’amministrazione comunale che sembra privilegiare più che lo sviluppo dell’utilizzo dei mezzi pubblici, la costruzione di grandi parcheggi che non fanno altro che attrarre traffico in centro. E’ importante parlare di queste problematiche che sono decisive per la tutela dell’ambiente e che vanno affrontate, con diciamo da tempo, in un’ottica di Cagliari – città metropolitana, perché vanno affrontate in una logica di area (ciò vale per i rifiuti, per la politica della casa, per le politiche sociali, per i trasporti).
·Per quanto riguarda le politiche abitative, vi è stato un primo incontro con la Commissione consiliare al quale il sindacato confederale e quello dell’inquilinato hanno partecipato per la costruzione di un osservatorio quanto mai necessario tenuto conto degli alti costi delle abitazioni nel capoluogo, del problema dell’applicazione degli sconti ICI per le case affittate ad uso studenti con canone concordato e per le scelte relative alle abitazioni di edilizia popolare pubblica.
·E’ necessario premere sul Comune di Cagliari perché sia ripristinato un tavolo con CGIL CISL UIL e non solo sulle politiche sociali, ma su quelle tariffarie, sulle tematiche del lavoro, sui trasporti.
I programmi futuri - Cosa ci si propone di fare:
·Attivare tavoli di confronto con il Comune di Cagliari e con gli altri, almeno quelli più grandi, su tariffe, politiche sociali, piano per il lavoro, problemi abitativi.
·Proseguire nel confronto con la Confindustria sia per lo sviluppo, con il tavolo di Governance, sia per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro.
·Partecipare con nostre proposte sia alla realizzazione dei PLUS che al piano strategico del Comune di Cagliari.
·Riaprire il confronto con la Provincia di Cagliari sulle politiche di sviluppo e sui servizi, con particolare riguardo ai servizi per l’impiego e ai piani formativi provinciali.
·Continuare nella lotta alla piaga degli infortuni sul lavoro agendo sia sulla sensibilizzazione dei lavoratori e su piani di formazione/informazione dei delegati alla sicurezza, sia pungolando in modo continuo gli organi preposti al controllo e rendendo attivi gli RLS nel sistema degli enti bilaterali.
Lo sviluppo armonico delle iniziative industriali, la crescita dei traffici nel porto (container e storico), l’aumento dei passeggeri e dei movimenti nell’aeroporto cagliaritano, che favorisca il turismo e l’interscambio con il mondo circostante, la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale dei beni esistenti a Cagliari e nelle città dell’hinterland, la creazione di un sistema di servizi per l’impiego (pubblico e privato) e di formazione professionale e continua efficiente e che sostenga le ragioni e la qualità dell’occupazione, la valorizzazione dei centri di ricerca di eccellenza e dell’università di Cagliari, l’acquisizione e la riconversione dei siti militari dismessi possono rappresentare fattori positivi per la città di Cagliari e per la provincia.
Ma per realizzare questo risultato, per la risoluzione dei problemi e per rilanciare uno sviluppo di qualità nella città capoluogo e nel suo hinterland, che può fare da traino per l’intera Sardegna, il sindacato propone un tavolo nel quale le Istituzioni locali e le parti sociali concertino insieme le politiche di sviluppo e di lavoro.
Cagliari 4/1/2008
Le Segreterie Territoriali Confederali
CGIL CISL UIL
Costa Carta Mereu