19/01/2005
Il Consiglio generale della Cisl di Cagliari ha deliberato la data del VII congresso territoriale: Hotel Setar il 1 e 2 aprile 2005. Sintesi della relazione della segreteria
Il Consiglio Generale della Cisl di Cagliari, riunito a Cagliari il 17 gennaio 2005, ha deciso che il Congresso si svolgerà all’Hotel Setar i giorni del 1 e 2 aprile p.v.
Dopo l’approvazione dei regolamenti e della nuova organizzazione del sindacato a livello territoriale, illustrate dal segretario organizzativo, il segretario generale ha svolto la relazione sulla situazione politico sindacale.
La relazione si è soffermata in particolare sui seguenti temi:

MAREMOTO IN ASIA

La tragedia del maremoto, determinata da cause naturali, ma i cui effetti sono stati ingigantiti dalla mano dell’uomo, ci deve far riflettere perché i danni che, in genere, le calamità naturali producono sono inversamente proporzionali al reddito. Vi è una sproporzione enorme di reddito pro capite tra il mondo occidentale e molti Paesi dell’Asia, dell’Africa e del Sud America. Il 18% della popolazione mondiale consuma l’80% del reddito. Sono squilibri che alla fine si ritorceranno contro noi stessi. Dobbiamo quindi inquadrare la nostra vita, la nostra situazione socio economica, sicuramente grave, in un quadro più generale, proprio per avere il senso delle proporzioni. Anche il nostro povero non è povero come chi vive in Paesi sottosviluppati. Bisogna quindi riequilibrare le ricchezze mondiali e creare ricchezza e investimenti in tutto il mondo, sradicando la schiavitù alla quale soggiacciono spesso anche bambini. Tutto ciò anche nel nostro interesse. L’impegno sindacale deve essere rivolto contro la guerra e a far crescere la libertà, i diritti, il rispetto della dignità umana in tutto il mondo. Ci vuole quindi un sindacato nazionale forte, ma ancora di più un sindacato mondiale forte, per ridurre le sperequazioni mondiali.

Congressi

I Congressi devono essere un momento nel quale si vota il quadro dirigente, ma devono essere anche momenti di riflessione e discussione sulle nostre linee politiche, sulle nostre scelte.. Fondamentali saranno i precongressi di base, nei posti di lavoro, nelle zone, nelle leghe perché il rapporto con gli iscritti e con i lavoratori sarà la cartina di tornasole per misurare la nostra rappresentatività e quanto la nostra linea politico sindacale sia fatta propria dai nostri rappresentati. Noi dobbiamo fare il massimo sforzo perché i precongressi si facciano dovunque sia possibile. Nei congressi si deve discutere dei problemi seri che affliggono la nostra società e di come la CISL intende risolverli o, almeno, contribuire a risolverli.
Ciò tanto più perché ci troviamo di fronte ad uno scenario diverso. Il mercato del lavoro è profondamente cambiato: abbiamo di fronte uno spettro di lavoratori diversi dal passato. Non più concentrati solo sulle grandi aziende Pubbliche o private, garantiti dallo Statuto dei Lavoratori, stabili, ai quali, sicuramente in passato abbiamo dato risposte e sui quali abbiamo tarato la nostra organizzazione. Oggi il lavoro atipico (che molte volte è sinonimo di precario) è la norma; la dimensione delle aziende è sempre minore. Vi sono problemi spaventosi di povertà, non solo tra pensionati o disoccupati, ma anche tra lavoratori monoreddito con stipendi da fame. Ci sono dunque nuovi bisogni che forse prima non riscontravamo: Pensiamo per esempio ai lavoratori immigrati, ai bisogni emergenti nel campo della difesa dei consumatori.
Ripensare il sindacato, ripensare le sue priorità mi sembra cha sarà la sfida alla quale saremo tutti chiamati, noi anziani, ma anche i giovani e le donne, che dobbiamo portare dentro le strutture sindacali ad operare nelle segreterie e nelle RSU.

Questo scenario pone problemi anche alla sindacalizzazione, che non si può fare più solo come una volta. Il modello deve essere cambiato. A mio parere non paiono più funzionali rigide separazioni. Ci vuole più coordinamento tra confederazione e Federazioni, ma anche tra Federazioni diverse. In questo senso, sono fondamentali i ruoli di cerniera svolti per esempio da ALAI, ANOLF, ADICONSUM, SICET, ma anche dai coordinamenti e dal sistema Servizi ,che possono giocare un’influenza importantissima nel rivitalizzare e rendere più vicina ai bisogni della “Gente” della CISL.
La nascita del territorio del Medio Campidano sarà positiva, se sapremo attuare nel territorio una nuova confederalità. Se ci limiteremo a far nascere un territorio tradizionale, credendo di poter riproporre meccanicamente la struttura di un grande territorio, andremo sicuramente incontro ad un fallimento.

Riflettiamo, per esempio, sui confini sempre più labili tra le diverse categorie merceologiche o agli intrecci che vi sono nelle aziende pubbliche o private tra i lavoratori della “casa madre” e quelli degli appalti pubblici o privati; Oppure al fatto che in Italia esistono centinaia di contratti di lavoro a volte per gli stessi lavoratori e sempre al ribasso, firmati dai diversi sindacati di categoria, per farsi concorrenza per qualche iscritto in più. Si tratta di problemi concreti, attuali anche nel nostro fare quotidiano: Pensiamo al problema della gestione dell’acqua e al trasferimento di tanti lavoratori da un contratto ad un altro, provenienti da categorie pubbliche o private. Pensiamo alla costituzione dell’ARPAS, nella quale confluiranno anche qui lavoratori pubblici e privati; Pensiamo ancora agli appalti nei Comuni o nelle industrie chimiche nei quali sono impegnati lavoratori ai quali si applicano diversi contratti di lavoro; Pensiamo agli interinali, ai lavoratori in mobilità, agli stessi pensionati. Ecco, occorre un nuovo concetto di sindacato, senza compartimenti stagni, aperto a confronti continui tra categorie e confederazione. Ebbene, nelle grandi nazioni europee occidentali, i sindacati di categoria sono pochi ( credo al massimo 5 o 6). Da noi, mi sembra, che la tendenza si stia invertendo. I Sindacati di categoria stanno aumentando. E’ un fatto negativo ? Può esserlo a meno ché non si cambi il modo di raffrontarsi. Mi sembra che alcuni esempi di accorpamento abbiano dato buoni frutti: vedi FPS, FEMCA, FIBA, CISL scuola e che essi possano essere seguiti.
Ma occorre recuperare anche il concetto di un sindacato ancorato a valori profondi, al rispetto della dignità del lavoratore, alla solidarietà nazionale e internazionale, alla rivendicazione dell’attenuazione delle disomogeneità e alla differenza tra le classi sociali. Per questo, occorre, a mio parere, riscoprire il valore del Volontariato: Il sindacato non deve diventare un mestiere. In passato si è spesso detto che ci vuole una grande professionalità per fare sindacato: si alla professionalità no al professionismo. Ma anche la più grande professionalità può non essere sufficiente. Ci vuole passione, ci vuole cuore, ci vuole sacrificio anche personale che si può avere solo se c’è un obiettivo condiviso profondamente. Quando c’è l’impegno, ci sarà anche la professionalità. Ma questo processo non possiamo chiederlo solo agli altri, ai delegati, ai rappresentanti di base che sono l’ossatura sulla quale ci reggiamo. Deve partire dai vertici, da noi stessi, dalle segreterie nazionali e confederali, perché l’esempio è contagioso !! Migliaia, centinaia di migliaia di persone si impegnano nel volontariato, senza chiedere nulla, anzi spesso spendendo di proprio. Ecco dobbiamo tornare a questo spirito, essere piccoli grandi uomini. Insomma, facciamo nostra l’esortazione di Don Milani: Fai strada ai poveri, senza farti strada, chi è impegnato nel sociale non lo deve mai dimenticare !
E poi, parliamoci chiaro, di necessità, virtù ! Non possiamo più pensare a grandi introiti dai servizi del CAF. La fase di espansione sembra destinata quanto meno a rallentare. I tagli che ci colpiranno, a livello regionale con l’abolizione o riduzione della legge 31, ci devono indirizzare verso questo sentiero, senza pessimismo, perché le risorse, se non si fanno sprechi, ci sono per tutti.

Rapporti con la stampa

Si dice oggi che la comunicazione è importante più di una volta: è bellissima quella pubblicità nella quale si vede GHANDI che parla a tutto il mondo delle sue idee di pace e di non violenza. Credo che ci voglia dire che se la comunicazione fosse usata bene, il mondo sarebbe migliore. Non si può certo paragonare la comunicazione sindacale a quella di GHANDI, tuttavia è un problema che ci dobbiamo porre: a volte siamo accusati che solo altri sindacati escono sui giornali locali, che la CISL sarebbe boicottata dai giornalisti di destra e di sinistra, che insomma siamo assenti dal dibattito politico sui giornali locali o nazionali o sulle televisioni. Da parte nostra dobbiamo però anche impegnarci di più su questo fronte: scrivere, mandare articoli, utilizzare la posta elettronica, sfruttare anche i mezzi che abbiamo a disposizione a partire da DIES e dal nostro sito. Ma, intendiamoci, la comunicazione va usata non per creare visibilità personali, ma per dare visibilità alla nostra organizzazione.

Rapporti con gli altri sindacati

Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da grandi scontri con altre organizzazioni sindacali, a partire dalla CGIL. Basta ricordare le ferite aperte dal Patto per l’Italia, a livello nazionale, ma anche il faticoso lavoro fatto a livello regionale nei rapporti con la CGIL e, in certi casi, anche con la UIL. A seconda del colore del Governo, della Giunta, dell’esecutivo in genere, vi è la tendenza a cambiare linea, più o meno aggressiva. E così a livello regionale siamo stati ad un passo dalla rottura con la CGIL. Si erano già presi degli impegni di lotta per il rilancio dell’industria isolana, con manifestazioni a Roma e a Cagliari, ma poi tutto questo è saltato per il pretesto dell’organizzazione di un convegno sulla formazione professionale. Si è preferito lasciar fare al Governatore sulla questione. La concertazione in larga misura viene ritenuta un’optional e ancora non si proclamata un’iniziativa seria di lotta contro il Governo, colpevole di non rispettare l’accordo del 23 luglio del 2003 e contro la Regione, rea di non spingere in maniera adeguata per la risoluzione della vertenza e per il rispetto di un accordo conquistato con le lotte di Nuraghe Losa e di Roma.
Tuttavia ritengo che l’unità, pur nelle diversità che ci distinguono dagli altri sindacati, sia un bene che molti lavoratori e iscritti gradiscono ed è utile per le conquiste e per ottenere risultati per i lavoratori, giacché lo sciopero non deve essere fine a se stesso.
Per questo a Cagliari abbiamo tenuto a rimanere uniti, nonostante tutte le bufere. Anche nel periodo di maggiore crisi unitaria (il 2002), la segreteria e il segretario generale che mi ha preceduto hanno voluto mantenere correttezza di rapporti. Ecco perché abbiamo voluto fare uno sciopero di otto contro la finanziaria e per il rilancio dell’industria cagliaritana, con due manifestazioni a Cagliari e Guspini. Ecco perché abbiamo mantenuto la tradizione della conferenza stampa unitaria alla quale la stampa e le televisioni hanno dato ampio risalto. E vi posso assicurare che non abbiamo certo rinunciato alla nostra impostazione CISL. D’altronde la stessa unità si è dispiegata nelle lotte dei Pensionati e nelle tante lotte unitarie delle categorie, a partire dal pubblico impiego. E qualche spiraglio lo si nota anche nella categoria dei metalmeccanici, quella più esposta e più bersagliata dalla CGIL, quella che ha firmato accordi separati, mentre in altri settori si andava a braccetto anche con i COBAS. Ebbene la presentazione di una piattaforma unitaria CGIL CISL UIL è sicuramente da salutare come un fatto positivo: e infatti subito la CONFINDUSTRIA ha detto che la piattaforma non è accettabile. !!!


RSU

Un sindacato unitario e confederale che esce comunque bene dalla recenti elezioni delle RSU nel pubblico impiego, nelle ferrovie, nei vigili del fuoco, nell’università. Con percentuali di voto molto alte sia come partecipazione che come confederazioni. La CISL anche a Cagliari ha avuto risultati significativi, in specie nei Ministeri, agenzie fiscali e parastato, nonché, scusate se è poco, al Comune di Cagliari. Ma comunque complessivamente i risultati sono buoni dappertutto premiano l’impegno e la dedizione dei delegati e delle segreterie. E’ chiaro che, dopo le votazioni, si dovrà riprendere un percorso organizzativo per rafforzarci dove non siamo ancora al massimo.


ULTIMO CONSIGLIO GENERALE

Questo è l’ultimo Consiglio Generale della UST, prima del Congresso.

La CISL di Cagliari può essere serena nel giudizio rispetto alla propria organizzazione. I dati sul tesseramento, nonostante la crisi occupazionale e soprattutto la trasformazione del mercato del lavoro che fa aumentare sempre di più la precarietà e di conseguenza anche la difficoltà della sindacalizzazione, rimangono sostanzialmente positivi.

Le Associazioni e i coordinamenti si sono rafforzati sia politicamente che nell’operatività dello sportello: in questo quadriennio si sono sviluppati ALAI e ANOLF, abbiamo istituito nuovi servizi quali lo sportello sicurezza e quello Mobbing, abbiamo sperimentato quello dell’artigianato. Abbiamo confermato il CAF come primo CAF a Cagliari, come numeri, per efficienza e per efficacia. Abbiamo puntato sulla formazione con numerosi corsi residenziali e iniziative seminariali (Mobbing, Medio Campidano, lavoro atipico, sicurezza, Legge 30, politiche sociali, immigrazione). Tutto ciò è fondamentale e vanno ora raccolti i frutti nel prossimo quadriennio nella valorizzazione dei delegati e dei partecipanti.

La relazione ha poi affrontato, oltre alle problematiche nazionale e regionali e ai rapporti con la Giunta Soru – piuttosto tesi - anche le problematiche del territorio:

La questione industriale e il mancato decollo dell’accordo sulla chimica
Le crisi industriali del territorio: Scaini. Softing. Vitrociset, Sindyal, problemi degli appalti a Macchiareddu e Sarroch

Il percorso DI CONCERTAZIONE CON LA CONFIDUSTRIA

Lo sviluppo del Porto Canale di Cagliari

Il problema dei cantieri navali

Il completamento della 195 e il riavvio dei lavori della Diga di Monti Nieddu

Conclusioni

E’ chiaro che il giudizio sul 2004 non può essere positivo, in generale. La disoccupazione non diminuisce, né migliora la qualità dell’occupazione per il proliferare di contratti di lavoro precari e che non danno la stabilità, mentre il lavoro sommerso cresce. Aumenta la povertà, in sintonia con quanto accade a livello regionale e nazionale, specie nel Mezzogiorno. Diminuiscono i trasferimenti dello Stato Nazionale e la Regione, che dichiara un forte indebitamento, difficilmente potrà sopperire alle esigenze di risorse degli Enti locali, mentre aumenta l’esigenza di uno Stato sociale più efficiente. L’uscita dall’obiettivo Uno rischia di non fare arrivare risorse in Sardegna, anche se, va detto, molte di esse non sono state utilizzate. L’insularità rischia di essere ancora un handicap. L’industria non decolla e si moltiplicano le crisi. Le politiche per il lavoro non incentivate adeguatamente da Regione e sistema di enti locali, si limitano spesso a iniziative assistenziali, la Regione inoltre minaccia di tagliare i fondi del piano straordinario per il lavoro (art. 19 della L.37).

E’ chiaro tutto ciò non si può imputare solo alla Provincia o ai Comuni della provincia, ma le responsabilità vanno attribuite, in primo luogo alle politiche del Governo Nazionale che hanno portato alla recessione economica e produttiva. La Regione finora, del resto, sembra più intenzionata a fare tabula rasa del preesistente, compresi alcuni accordi sindacali, piuttosto cha a costruire e concertare.

Tuttavia ci vuole un impegno straordinario da parte delle Istituzioni e delle parti sociali.
Cagliari e la sua Provincia hanno le potenzialità per risalire la china:

- Una zona industriale che può essere fonte di attrazione di nuove iniziative.
- Un Porto Industriale dove i traffici cominciano a far sentire gli effetti positivi e che va collegato con il resto della città e dell’Isola.
- Un aeroporto che ha aumentato di molto le sue potenzialità e che può essere un buon viatico per un nuovo turismo.
- Un sistema turistico, ambientale e culturale ancora intatto e che costituisce un potenziale enorme da valorizzare.
- Le risorse umane che vanno valorizzate con la difesa del sistema dell’istruzione pubblica ed un sistema di formazione professionale integrato.
- L’applicazione della riforma dei servizi per l’impiego con il recepimento della legge nazionale.

Ma soprattutto occorre un clima di fiducia, che le parti sociali debbono favorire.

L’intesa con la CONFINDUSTRIA può essere un passo positivo, se è finalizzata al rilancio dello sviluppo.
Ma è necessaria soprattutto una riscoperta di valori che mettano al centro dell’attenzione la persona e la difesa della sua dignità nel lavoro e nella società.

Ci vuole l’impegno delle Istituzioni regionali, del sistema degli enti locali, del Volontariato e del Sindacato, ciascuno secondo il proprio ruolo.

Il Sindacato sarà in prima fila con le sue lotte.

Un saluto a tutti ed un arrivederci al Congresso !!!!