Il 1 febbraio la Provincia ha organizzato un interessante seminario sulla cooperazione e sulla internazionalizzazione.
Non avendo potuto partecipare, la Cisl di Cagliari ha inviato al Presidente della Provincia, un contributo scritto che di seguito riportiamo.
Oggetto:
Breve nota su Seminario informativo Politiche cooperazione decentrata.
Nello scusarci per non poter intervenire direttamente ai lavori del seminario, a causa di impegni inderogabili sopraggiunti, inviamo un piccolo contributo, sperando di rimanere nel tema dell’incontro.
Il problema della cooperazione internazionale e dell’internazionalizzazione delle imprese della Sardegna e della nostra provincia, risponde alle esigenze di un mondo sempre più globalizzato. Non si può pensare di poter andare avanti nello sviluppo per il nostro Paese e per la nostra Regione, se non si riesce a cooperare e ad affrontare le problematiche in un’ottica che va al di là della visione localistica.
Indubbiamente le iniziative svolte in questo ambito a livello provinciale o regionale vanno correlate con quelle attuate in campo nazionale, proprio per evitare interventi sporadici che non danno risultati concreti.
E’ necessario quindi, da un lato, procedere all’aggregazione delle aziende e degli interventi, ed è anche opportuno che gli sforzi attuati con impegno lodevole dai diversi attori istituzionali (Regione – Presidenza e vari assessorati, Camera di Commercio, Provincia e Comuni), ma anche delle ONG e dei privati, non vadano in ordine sparso e vengano coordinati da un regia complessiva fruendo delle competenze che dovrebbero far capo all’agenzia SARDEGNA PROMOZIONE che però, nata da un’esigenza di razionalizzazione della Regione Sardegna, stenta a decollare.
Premesso che il sindacato e la Cisl sono interessati sia a che le aziende sarde si aprano ai mercati esterni, sia al fatto che si consenta a quelle straniere di allocarsi nell’Isola, ai fini dello sviluppo economico e sociale della nostra Isola, tuttavia è bene chiarire che, essendo portatori di interessi ben precisi, dei lavoratori, la nostra attenzione si accentra, in particolare, sulle condizioni e sul trattamento dei lavoratori, in Italia e all’estero. Lo sviluppo deve andare di pari passo con il riconoscimento dei diritti dei lavoratori.
INTERNAZIONALIZZAZIONE PRODUTTIVA
Bisogna chiedersi quali sono gli strumenti in grado di promuovere una rafforzata presenza italiana e quindi anche sarda nei crescenti processi di internazionalizzazione produttiva.
Secondo la CISL la crescita del “Sistema Italia” e quindi del sistema Sardegna deve essere collegata alla tutela della occupazione e alla lotta al dumping sociale. La concorrenza sleale sul piano sociale e la contraffazione, infatti, mettono in discussione i livelli di tutela sociale presenti in Europa, impedendo contemporaneamente ai lavoratori dei Paesi più poveri di lavorare con dignità e di affermare i propri diritti fondamentali.
Nelle nazioni nelle quali le norme fondamentali del lavoro non sono ratificate o non vengono rispettate, vi sono politiche aggressive che rendono il mercato instabile. Tale situazione favorisce quelle imprese che fanno leva su tali squilibri e rende impossibile la permanenza sui mercati a centinaia di migliaia di altre imprese, soprattutto medio piccole, rispettose delle regole. Sarebbe vano mettersi in contrasto con vecchie o nuove forme di protezionismo, ma occorrono politiche di forte sostegno alla innovazione e ad una internazionalizzazione che valorizzi fortemente i prodotti di alta qualità, con la garanzia del pieno rispetto delle norme fondamentali del lavoro e dell’ambiente, in tutte le fasi produttive e del decentramento internazionale.
Presso il Ministero delle Attività produttive esiste un apposito Fondo per la realizzazione di azioni per una campagna promozionale straordinaria a sostegno del “Made in Italy” e il Comitato Nazionale Anticontraffazione opera con funzioni di monitoraggio dei fenomeni in materia di violazione dei diritti di proprietà intellettuale, di coordinamento e di studio delle misure volte a contrastarli, nonché di assistenza alle imprese contro le pratiche commerciali sleali. Presso gli uffici delle rappresentanze diplomatiche e consolari, in passato, era stata prevista l’istituzione di uffici di consulenza e di monitoraggio per la tutela del marchio e delle indicazioni di origine e per la assistenza legale alle imprese nella registrazione dei marchi e brevetti e nel contrasto alla contraffazione e alla concorrenza sleale.
E’ importante che queste iniziative prevedano l’inclusione di tematiche inerenti la dimensione sociale, e quindi la consultazione e partecipazione anche delle organizzazioni sindacali: se prive della dimensione sociale, sono riduttive..
La Cisl ritiene opportuno che “accanto alla promozione del “Made in Italy” o del Made in Sardegna, si promuova un “Piano strategico” da realizzarsi d’intesa con le organizzazioni sindacali italiane e sarde per la promozione di programmi contro il dumping sociale e per la affermazione dei diritti fondamentali del lavoro a partire dalle aree regionali e dai Paesi che di comune accordo si reputano di cruciale importanza,” facendo si che le rappresentanze diplomatiche si muovano attivamente anche su questo terreno, prevedendo in alcuni casi anche la introduzione, accanto agli addetti commerciali, di addetti sociali.
La Cisl, da sempre, chiede che alle risorse finanziarie che verranno destinate agli istituti preposti alla internazionalizzazione, quali Camere di Commercio, possano accedere solo quelle imprese che si impegnano anche al rispetto almeno delle norme fondamentali OIL, delle Linee Guida OIL e OCSE sulle multinazionali. Ovviamente con questa impostazione sarà fondamentale prevedere un ruolo attivo anche delle rappresentanze diplomatiche, che dovrebbero avere, accanto ai tradizionali addetti commerciali, in Paesi chiave, anche addetti sociali, in grado di promuovere tali questioni.
E’ importante che gli incentivi previsti per la internazionalizzazione, siano legati a precise garanzie in tema di:
· tutela dei livelli occupazionali esistenti nelle aziende in Italia,
· rispetto in Italia della legislazione e delle norme contrattuali e, all’estero dei diritti umani e del lavoro fondamentali, previsti dalle Convenzioni OIL, dalle Linee Guida OCSE sulle Multinazionali, e dalle Convenzioni internazionali sull'ambiente. Norme, queste, che il governo italiano ha ratificato e si è impegnato a promuovere e far rispettare.
·dovrebbe essere altresì previsto che le risorse vengano destinate soprattutto ad incentivare imprese e prodotti, tecnologie che siano innovative e per la tutela dell’ambiente e il risparmio energetico e le energie pulite e non solo i tradizionali prodotti locali.
COOPERAZIONE
Le disuguaglianze che si registrano nel mondo tra le nazioni occidentali, compresa la nostra, e le nazioni del terzo mondo, i cui redditi pro capite , a volte, non raggiungono il dollaro giornaliero e la attuale gravissima fase internazionale caratterizzata da guerre e da forti instabilità politiche e sociali, richiederebbe un robusto impulso agli interventi di cooperazione allo sviluppo per promuovere la pace, lo sviluppo, i diritti.
E’ ben noto che il Governo italiano destina alle risorse per la cooperazione una piccola parte del PIL. Non siamo ancora in linea con gli impegni assunti dall’Italia nelle istituzioni internazionali (l’ impegno sottoscritto in sede di Consiglio dei Ministri della UE a Barcellona nel 2002. prevedeva lo stanziamento dello 0,27% del PIL a favore della cooperazione allo sviluppo), e ciò è in profonda contraddizione con le aspirazioni di un paese che pretende di essere annoverato tra i “grandi” del mondo.
Tutto ciò inficia enormemente la credibilità internazionale del paese, e non rispondono all’obiettivo dello 0, 7% di aiuti pubblici allo sviluppo, deciso all’ ONU, anche dall’Italia. Va ricordato infatti che a conclusione del Vertice dei capi di stato e di governo detto Vertice del Millennio, tenutosi nel 2000, per rispondere agli Obiettivi del Millennio a partire da un continente in estrema crisi come l’Africa i governi avevano assunto appunto forti impegni in tal senso nella lotta alla povertà, alla disoccupazione, alla mortalità infantile, all’AIDS, per lo sviluppo umano e l’istruzione per tutti i bambini.
Si dovrebbero destinare risorse corpose per promuovere il rispetto dei diritti fondamentali del lavoro, sempre più minacciati e violati in molti paesi del mondo. Con la promozione del lavoro dignitoso e dei diritti sindacali fondamentali si rafforza non solo il lavoro di qualità, ma si dà un forte segnale per la promozione della concorrenza leale tra le imprese, riducendo gli impatti negativi per le stesse imprese italiane, minacciate dalla concorrenza sleale e promuovendo la giustizia sociale e la stabilità dei paesi in via di sviluppo e in transizione, dove le nostre imprese intendono collocarsi e promuovere investimenti. Anche questi possono diventare strumenti forti di lotta al radicalismo e al terrorismo, per la promozione della giustizia sociale.
Al di là, dunque, delle proposte avanzate dalla Cisl nazionale per l’introduzione di strumenti volti a facilitare le azioni di cooperazione, la Cisl di Cagliari, più modestamente, si dichiara disponibile, per quanto di sua competenza, a collaborare con le azioni intraprese dalla Provincia di Cagliari, nell’ambito della cooperazione internazionale. E’ opportuno prevedere la presenza delle organizzazioni sindacali, ponendosi non solo l’obiettivo di promuovere lo sviluppo del sistema economico regionale e provinciale e di quello delle nazioni a noi più vicine, ma anche quello di esportare i diritti sindacali e le tutele nelle nazioni e nelle aziende oggetto delle attenzioni del mondo economico – produttivo e istituzionale della Sardegna e della nostra provincia.
Cordiali saluti.
Il Segretario Generale
Fabrizio Carta