04/03/2008
Un documento CGIL CISL UIL sulla situazione dei centri servizi lavoro della Provincia di Cagliari.
Dopo una serie di riunioni e di assemblee con i lavoratori della Provincia e dei CSL, organizzate da CGIL CISL UIL, le segreterie confederali e di categoria (per la Cisl Edoardo Bizzarro e Remo Serri) hanno licenziato un documento che verrà portato all'attenzione della Provincia.
E' particolarmente importante un intervento su una materia così delicata come quella dei servizi per l'impiego.

Situazione CSL della Provincia di Cagliari
A partire dal mese di gennaio 2008 si sono svolte nei Centri Servizi per il Lavoro della Provincia di Cagliari le assemblee dei lavoratori, convocate da CGIL, CISL e UIL al fine di verificare lo stato dei Centri Servizi per il Lavoro, in relazione alle disposizioni della legge regionale n°20 del Dicembre 2005.

Come è noto, il passaggio all’ambito provinciale delle competenze in materia di lavoro ridefinisce la struttura dei Servizi per il Lavoro, attribuendo ai Centri, oltre alle consuete funzioni amministrative e di sportello, l’erogazione di nuovi servizi: accoglienza, informazione e promozione, orientamento, consulenza e sostegno ai disoccupati, incontro domanda offerta di lavoro.

Nel corso delle assemblee si è cercato di analizzare in che misura l’attività dei CSL abbia risposto agli obiettivi stabiliti dalla norma.

Il confronto con i lavoratori ha delineato una situazione di generale inapplicazione del principio dell’integrazione tra servizi tradizionali e innovativi, dovuta all’assenza sia di una fase di progettazione dell’attività sia di una azione di coordinamento.

Ciò ha determinato un quadro di forte disomogeneità, con situazioni di disagio e difficoltà, particolarmente evidenti a Cagliari e ad Assemini, dove a causa della carenza di personale si va accumulando un ritardo di alcuni anni negli adempimenti aziendali (assunzioni, cessazioni e trasformazioni dei rapporti di lavoro). Inoltre ad Assemini i locali risultano del tutto inadeguati, non solo perché in stato di abbandono, ma anche per limiti logistici che precludono una distribuzione degli spazi tale da consentire l’erogazione dei servizi innovativi in modo adeguato.

Il previsto affiancamento agli operatori convenzionati nella quasi totalità dei casi non è stato attuato, sia per problemi legati alla carenza d’organico, che non permette di sottrarre operatori alle attività ordinarie, sia per l’assenza, a livello organizzativo, della volontà di realizzare un reciproco scambio di competenze tra i convenzionati e i dipendenti.

Obiettivo quest’ultimo che potrà e dovrà essere perseguito nella totalità dei CSL in quanto l’articolo 6 della legge finanziaria regionale dà alcune prime risposte sulla continuità del finanziamento per gli operatori in convenzione impegnati nel progetto sperimentale e individua un percorso che dovrà portare alla stabilizzazione attraverso il varo di una specifica norma.

E’ emersa da parte dei lavoratori dipendenti l’esigenza di compiere specifici percorsi formativi, finalizzati all’acquisizione delle nuove procedure di lavoro, con particolare riferimento ai nuovi servizi (servizi innovativi), che richiedono un netto superamento del tradizionale carattere burocratico delle attività.

Un aspetto che occorre valutare con attenzione è dato dalla presenza nei singoli comuni, di Centri, come i CESIL. L’assenza di atti d’indirizzo e di coordinamento specifici sui Servizi per il Lavoro rischia di creare sottostrutture – con ambiti d’intervento poco definiti - che tendono a percorrere una logica di parcellizzazione che mal si concilia con gli obiettivi posti dalla L.20/2005. Partendo dalle competenze dei CSL occorre porsi l’obiettivo di definire il perimetro della rete dei servizi per il lavoro, come previsto dalla norma, anche in un quadro d’integrazione e di collaborazione tra le diverse strutture.

E’ evidente la necessità che la Provincia non rinunci al proprio ruolo di soggetto titolato a coordinare le politiche attive del lavoro.
Nella consapevolezza che il decentramento delle competenze abbia rappresentato per la Provincia una oggettiva difficoltà, introducendo tematiche del tutto nuove, si ritiene che, ad oltre due anni dall’emanazione della Legge 20, sia legittimo attendersi una sua significativa attuazione, rimovendo quegli ostacoli di natura politica, organizzativa e logistica che fino ad oggi hanno impedito il processo di cambiamento.

E’ necessario pertanto intervenire con sollecitudine su diversi fronti.

Per quanto attiene il livello politico, occorre che riprendano i lavori, fermi da quasi un anno, della Commissione Provinciale, affinché, attraverso la concertazione con le parti sociali, sia finalmente predisposto il piano di interventi per lo sviluppo socio-economico del territorio.

Dal punto di vista organizzativo, è condizione di primaria importanza la costituzione di uno staff dirigenziale stabile, capace di coordinare e rendere omogeneo nel territorio il sistema dei servizi e l’incremento dell’organico laddove sussistono problemi legati alla carenza di personale.

Per quanto attiene gli aspetti più strettamente logistici, l’adeguamento dei locali a standard accettabili di funzionalità, non può prescindere dallo stanziamento di adeguate risorse economiche.

Occorre inoltre prevedere interventi finalizzati alla promozione delle attività svolte presso i CSL, per una informazione capillare sui servizi erogati.

E’ necessario insomma che l’Amministrazione Provinciale di Cagliari si attivi con le parti sociali per esaminare il problema nel suo complesso e intraprendere le iniziative che le competono.

L’urgenza di interventi in materia di politiche del lavoro, particolarmente sentita in un territorio come il nostro in cui dilagano disoccupazione e precarietà, rendono non più tollerabili ulteriori ritardi.