08/03/2008
L'8 marzo non può essere solo una ricorrenza
Nota di Oriana Putzolu - segretaria regionale della Cisl sarda.

Almeno per un motivo la festa dell’otto marzo è utile: ricordare a tutti, al di là di celebrazioni “simil San Valentino”, che le donne in Sardegna sono ancora figlie di un dio minore. Nè basta certamente, per cambiare questa loro condizione, l’essere destinatarie di quella “caccia” alla candidata, sport preferito dei partiti alla vigilia della campa-gna elettorale, per dimostrare che l’una e l’altra metà del cielo sono ugualmente considerate.
Quando poi le porte delle istituzioni si dischiudono e il poter di proporre leggi e de-creti diventa concreto, solamente tra mille difficoltà, tranne qualche rara eccezione, donne parlamentari e consigliere regionali e comunali riescono – in Regione e nei Co-muni - a realizzare programmi e proposte scaturiti dalla sensibilità femminile. Libera-te prima del voto, nuovamente legate dopo il risultato elettorale.
Del femminismo “una tantum” le donne non se ne fanno niente. Soprattutto le donne sarde lontane dai centri di potere, che non fanno parte, per diritto familiare o maritale, di caste politiche, economiche e culturali; che non frequentano i salotti buoni dell’alta burocrazia, che non rientrano per amicizia nel giro dei consulenti, che non fanno do-manda per entrare nelle short list regionali.
Queste vogliono l’otto marzo tutti i giorni, anche senza mimose e cene esclusivamente al femminile. E’, questo, il miracolo del calendario, ma soprattutto culturale, atteso in Sardegna dalle 313.000 donne oggi costrette a non far parte della forza lavoro: perché 30.000 cercano occupazione non attivamente, 8.000 sono disponibili a lavorare solo a certe condizioni, 39.000 non cercano, ma sono pronte al lavoro; mentre 236.000 non cercano e non sono disponibili a lavorare. Soprattutto queste ultime si sono rassegnate a una rinuncia definitiva, perché scoraggiate dalla lunga e vana ricerca di un posto di lavoro; oppure, tentato inutilmente di conciliare famiglia e professione, hanno scelto la prima per non stressarsi e non stressare figli nella continua rincorsa tra baby sitter, asili e parcheggi televisivi; altre costrette a curare anziani genitori e figli disabili.
L’otto marzo tutti i giorni chiedono le donne sarde senza “accozzo”: per riequilibrare il tasso di attività per loro fermo al 45,0% mentre quello dei maschi, fortunatamente, è al 71,3 %; oppure far salire il tasso di occupazione inchiodato al 39,0 % per le donne contro il 67,1% degli uomini, e abbassare il tasso di disoccupazione, oggi fermo al 13,4 % per le ragazze e al il 5,9 % dei ragazzi.
Ecco un’altra faccia, tutta sarda, della povertà: a molte donne, soprattutto giovani, è tolta la possibilità di sognare e poi realizzare un autonomo progetto di vita.
Per favore, dunque, non solo convegni, dibattiti, libri e brochures patinate per celebra-re l’otto marzo del 1908. Ricordare serve, ma limitarsi a una semplice commemorazio-ne è poca cosa, se non si adottano vere politiche di pari opportunità in grado di inci-dere a fondo nella progettazione dello sviluppo di questa regione. Politiche fino a oggi mancate o fantasma.
La Cisl Sarda e il suo coordinamento donne ribadiscono alle istituzioni regionali la ne-cessità e l’urgenza che l’aurora dell’otto marzo spunti ogni giorno tra i nuraghi della Sardegna.

Oriana Putzolu


Gli ultimi dati disaggregati sul mercato del lavoro regionale relativi all’ultima rilevazione al III trimestre 2007 , rilevano , su una popolazione di 1.654.000, di cui 842.000 donne ( più del 50%) che:

- le forze lavoro (quelli attivi nel mercato del lavoro) sono 675.000, le donne sono 257.000.
- Le non-forze lavoro sono 979.000 di cui 584.000 le donne; a parte le 101.000 sotto i 15 anni e le 169.000 oltre i 64, nella fascia più propriamente lavorativa (15-64) vi sono ben 313.000 donne, di cui 30.000 cercano lavoro non attivamente, 8.000 cercano lavoro ma non sono disponibili a lavorare se non a certe condi-zioni, 39.000 non cercano ma sono disponibili a lavorare, mentre 236.000 non cercano e non sono disponibili a lavorare.
- Il tasso di attività ( 15-64) per le donne è del 45,0% contro il 71,3 % per gli uo-mini.
- Il tasso di occupazione ( 15-64) è del 39,0 % per le donne contro il 67,1% degli uomini.
- Il tasso di disoccupazione è del 13,4 % per le donne contro il 5,9 % degli uomini.