18/03/2008
Esecutivo della UST del 17 marzo: la relazione introduttiva
Il 17 marzo si è tenuto l'esecutivo della Cisl di Cagliari che ha approvato il bilancio consuntivo e preventivo e lo stato patrimoniale della UST.
Di seguito riportiamo la relazione della segreteria che potete trovare in formato pdf nella sezione documenti su questo sito.
RELAZIONE ESECUTIVO UST CAGLIARI 17/3/2008

Nell’ultimo esecutivo del 6 febbraio scorso abbiamo messo in evidenza il fatto che la crisi del Governo non avrebbe aiutato a dare risposte ai lavoratori ed ai pensionati italiani e sardi.

Un governo nazionale , sicuramente criticabile sotto diversi aspetti, ma con il quale si è firmato un importante protocollo, quello del 23 luglio: un protocollo già applicato per alcuni versi (scalone, alcune parti della riforma del mercato del lavoro, quattordicesima ai pensionati etc.), ma da rendere operativo per numerosi altri ancora e, soprattutto, da completare con la parte riguardante la tutela del salario e delle pensioni, la riforma degli ammortizzatori sociali, la tassazione fiscale, una politica della casa adeguata alle mutate esigenze della società moderna.

Ecco perché è importante andare a spiegare bene cosa vuole il sindacato, quale è la piattaforma del sindacato unitario. E’ importante quindi andare a raccogliere il maggior numero di firme possibile tra i lavoratori ed i pensionati e i cittadini. Il contenuto della piattaforma sarà l’obiettivo da perseguire nei confronti di chiunque vinca le elezioni.

Le statistiche che vengono diffuse ogni giorno ci parlano di un impoverimento, sempre maggiore, dei ceti con reddito più basso, a causa di un’inflazione (quella vera) che aumenta e che scoraggia i consumi. La riduzione dei consumi, se vista sotto l’ottica del risparmio delle risorse della terra, potrebbe anche non essere un fatto negativo, ma lo diventa quando questa riduzione colpisce solo i cittadini più deboli. Il salario netto di un italiano, senza carichi familiari, si colloca al 23° posto in Europa con 12947 euro annui. Un inglese guadagna il doppio di un italiano. La media di Eurolandia è di 16075 €, quella dei paesi OCSE di 17232 €. Il cuneo fiscale (la differenza tra quanto paga il datore di lavoro e quanto percepisce il lavoratore) si attesta al 45,9% con una crescita dello 0,3% rispetto al 2006. Per un lavoratore con coniuge e 2 figli a carico, il cuneo è lievemente inferiore è pari al 33,8% (+ 0,6% rispetto al 2006) . Anche in questo caso il dato è superiore sia all’Europa a 15 (31,9%), sia all’area OCSE (27,3%).

E poiché le previsioni economiche ci dicono che si va verso una fase di recessione economica, dovuta alla congiuntura internazionale e all’aumento del prezzo del petrolio e che le stime di crescita per l’Italia sono state riviste al ribasso, all’orizzonte non si prospetta alcunché di buono.

LA PIATTAFORMA CGIL CISL UIL

Al di là di possibili provvedimenti, dal vago sapore elettoralistico, che, dopo la trimestrale di cassa, dovrebbero venire incontro ai redditi più bassi c’è l’esigenza di:

o Ridurre la tassazione sul lavoro dipendente e sulle pensioni, agendo in contemporanea sulla riduzione dell’evasione fiscale. Il sindacato chiede che ciò avvenga attraverso l’aumento delle detrazioni fiscali, creando una cosiddetta dote fiscale (cioè un bonus che comprenda le detrazioni e l’assegno per il nucleo familiare).
o Ridurre la tassazione sul trattamento di fine rapporto che ha colpito, per effetto dell’aumento delle aliquote fiscali, soprattutto le fasce di lavoratori più basse.
o Un aumento della tassazione sulle rendite finanziarie da portare al 20%.
o Riduzione delle imposte sulla previdenza complementare.
o Modificare il modello contrattuale, favorendo una riduzione del numero dei contratti nazionali, garantendo la regolarità dei rinnovi contrattuali, oggi sempre in ritardo, prevedendo anche una riduzione della tassazione sugli stessi aumenti, Nel contempo è necessario rendere esigibile da parte del maggior numero possibile di lavoratori la contrattazione decentrata, oggi riservata ad una percentuale limitata di lavoratori. Su questo bisogna aprire un confronto con le controparti (il tavolo è aperto con difficoltà anche perché non tutti nel sindacato la pensano alla stessa maniera).
o Considerare diversamente il Federalismo Fiscale. Non un’aggiunta di tasse, ma bisogna coordinare gli interventi a livello nazionale con quelli a livello locale. Perché il mancato trasferimento delle risorse al livello locale non deve poi ricadere sui cittadini.
o Adottare politiche fiscali per la casa, che consentano a inquilini e proprietari di avere maggiori detrazioni fiscali nel caso di contratti concordati: fatto che favorirebbe l’emersione dal nero di numerosi contratti di locazione. Anche la riduzione dell’ICI, promessa in giro da molti politici, non è detto che risponda a criteri di maggiore equità, intanto perché essa va fatta in contemporanea con la riforma del catasto e poi perché, se si vuole ottenere un effetto redistributivo, andrebbe intanto limitata alla prima casa di abitazione e poi calibrata a seconda dei parametri di reddito.
o Sulle tariffe e sui prezzi, il documento indica come elementi per poter migliorare la situazione: Le aziende che danno servizi pubblici e che beneficiano del cuneo fiscale, dovrebbero restituire tale beneficio, in termini di riduzione dei prezzi e delle tariffe alle categorie più bisognose, introducendo le tariffe sociali, attraverso l’applicazione dell’ISEE. Sterilizzare dei prezzi rispetto agli aumenti di gettito dovuti all’IVA. Evitare che il passaggio da tassa a tariffa nella TARSU venga scaricata sulle utenze deboli. Aprire tavoli di concertazione a livello nazionale e locale sui prezzi.

LA REALTA’ REGIONALE SARDA

Negli ultimi anni, la Cisl sarda ha più volte denunciato la situazione drammatica vissuta da lavoratori e pensionati sardi, spesso ben peggiore di quella riscontrabile in altre regioni.

Basti solo pensare che, secondo le più recenti statistiche, l’importo medio delle pensioni (sono in Sardegna circa 440000) è di 587,05 euro. Le disoccupazioni ordinarie pagate dall’INPS nel 2007 assommano a oltre 30000, con un incremento del 24%, le disoccupazioni a requisiti ridotti sono poco meno di 30000. I lavoratori socialmente utili sono oltre 1000 (anche se va rilevato che tale dato è in diminuzione e probabilmente il problema sarà risolto entro il 2008, almeno per la provincia di Cagliari). I lavoratori potenzialmente coinvolti negli ammortizzatori sociali in deroga, oggetto dell’ultimo accordo dei giorni scorsi, è di circa 3000. Nel nostro territorio riguarda diversi settori: dalla formazione professionale alle aziende metalmeccaniche, dalle Case di Cura private alle aziende chimiche, dalle imprese di pulizie di Cagliari ai lavoratori impegntai nel circuito integrato dell’acqua, all’AIAS

Nei mesi scorsi, anche nella conferenza stampa di inizio anno, abbiamo sollevato il problema dei dati sull’occupazione: al di là della riduzione del tasso di disoccupazione, preoccupa il basso tasso di attività che denota l’acuirsi del fenomeno dello scoraggiamento e i dati relativi all’occupazione femminile (tutti e tre gli indicatori fortemente negativi e ben al di sotto delle medie regionali e nazionali).

Il sindacato cagliaritano ritiene che i problemi della povertà, in un’area urbana quale è quella cagliaritana, siano ancora più drammatici. A causa del basso reddito, tanti lavoratori part time, collaboratori, pensionati, disoccupati soffrono di più nelle città, piuttosto che nelle zone interne e nei piccoli paesi.

Perciò devono essere date risposte alle fasce più deboli, perché il sindacato, come diceva Carniti, o è solidarietà o non è.

RIVENDICAZIONI VERSO LA REGIONE

Abbiamo manifestato, più volte e con convinzione, di fronte alla Regione Sarda chiedendo:

un fondo speciale per l’occupazione, maggiori risorse per interventi a contrasto delle povertà e all’erosione dei redditi da pensione e da salari, attenzione verso i precari, l’adozione di un sistema di ammortizzatori sociali che consenta di dare risposte alle migliaia di lavoratori che oggi sono in mobilità in deroga (basti pensare ai lavoratori della Scaini, della formazione, delle case di cura private). Questi erano alcuni degli obiettivi del sindacato regionale, nei quali ci siamo riconosciuti.

In parte l’articolo 6 della Finanziaria regionale ha dato qualche risposta, anche se molti dei capitoli ivi compresi non sono altro che una ripetizione di quanto già stanziato (vedi, per esempio, i fondi per la stabilizzazione dei LSU).

E’ stato istituito il fondo regionale per l’occupazione la cui gestione è affidata all’assessorato al lavoro e al quale sono state assegnate cospicue risorse provenienti da diverse fonti:

o fondi provenienti dalla finanziaria dell’anno scorso (art. 35) Interventi finalizzati all’occupazione, alle politiche attive per il lavoro e di contrasto alla povertà
o 25 milioni di euro per alcuni programmi di azioni sperimentali nelle forme previste dall’articolo 43 della legge regionale 20/2005 da destinarsi prioritariamente a giovani e donne e a progetti mirati di inserimento e reinserimento lavorativo anche di lavoratori disoccupati, in mobilità o in CIG e provenienti da situazione di crisi occupazionale.
o 26,254 milioni di euro per i LSU (per tre anni).
o 10 milioni per Sardegna Fatti bella.
o 12 milioni per il consolidamento ed il potenziamento dei CSL e delle agenzie per il sostegno allo sviluppo e per il mantenimento in servizio dei lavoratori già impiegati nelle medesime funzioni. La Giunta si è anche impegnata per stabilizzare questi lavoratori a predisporre un apposito disegno di legge.
o 20 milioni di euro per il finanziamento delle attività di formazione professionale, per il superamento dell’albo della legge 42/89.
o 302 milioni per per la realizzazione degli interventi inclusi nella programmazione comunitaria per il 2007/2013, destinati al miglioramento delle capacità lavorative, all’occupabilità e alla valorizzazione del capitale umano.

o E’ prevista anche una conferenza per l’occupazione entro il 1 marzo…….
o Vi è anche l’ipotesi di costituire presso la SFIRS un fondo destinato ai lavoratori beneficiari di ammortizzatori sociali in funzione anticipatoria (3 milioni).

o Vi è anche un comma dedicato a regolamentare i bandi di esternalizzazione delle P.,A. che devono obbligatoriamente contenere adeguate disposizioni che garantiscano l’applicazione dei contratti collettivi di riferimento e procedure di verifica della regolarità dei versamenti previdenziali e assicurativi a favore dei lavoratori impegnati.

o E’ previsto anche un apposito stanziamento per inserire comuni e province ad inserire lavoratori delle comunità montane soppresse e della formazione professionale.

o C’è anche una deroga alla normativa in relazione alle assunzioni di personale con contratti flessibili effettuate dagli enti locali, il cui onere è finanziato con trasferimento di risorse regionali per i quali non si applicano i termini di cui alla legge finanziaria nazionale ( in pratica le amministrazioni pubbliche in base alla nuova finanziaria non possono assumere lavoratori a tempo determinati se non per un periodo massimo di tre mesi e per esigenze occasionali).

Mi sembra che questo coacervo di interventi, in parte reiterati o ripresi da precedenti interventi, da parte della Regione sia stato deliberato in accoglimento di precise richieste sindacali. Di questo bisogna dare merito al Consiglio, piuttosto che al Governatore.

La prima osservazione è che se funzionasse in Italia (e quindi in Sardegna un sistema di ammortizzatori sociali degno di questo nome, universale) con servizi per l’impiego efficienti e con indennità di disoccupazione o mobilità (unificate come propone la Cisl), con una formazione continua di livello e con certificazioni e controlli, probabilmente queste risorse si sarebbero potute spendere in modo diverso.

C’è, dunque, il rischio però che queste risorse, pur ingenti, se non collegate ad una riforma seria e a politiche di sviluppo, diventino solo occasioni di assistenza.

Sicuramente vanno poste in essere azioni di contrasto alla povertà per una certa fascia di persone che difficilmente o per età o per scarsa qualificazione professionale non troverebbero un lavoro degno di questo nome.

E’ importante consentire una vita almeno dignitosa a queste persone: Nel libro “Il banchiere dei Poveri” Yunus Muhamad – il creatore della Banca Grameen – dice che è vero che i poveri del terzo mondo sono molto più poveri di quelli del mondo occidentale (e anche italiano), ma probabilmente – dice il banchiere dei poveri – essi stanno peggio di quelli del terzo mondo. Perché si crea l’emulazione e l’invidia in un mondo opulento con grandi sprechi e con un modello consumistico che crea frustrazioni.

Abbiamo dunque la grande responsabilità di dare risposte rispetto all’assistenza e al contrasto alla povertà: queste sono emergenze ed una società moderna deve organizzarsi ed essere attrezzata su questi versanti. La ridistribuzione della ricchezza è fondamentale.

QUALITA’ DEL LAVORO

Ma ci vogliono politiche di sviluppo, perché senza creazione di ricchezza sarà difficile creare nuove occasioni di lavoro serie e concrete.

Pensiamo anche al fatto che la scolarità aumenta, specie nelle fasce femminili, e, pur essendo in testa sia alla dispersione scolastica, sia all’ultimo posto in Italia per il numero dei laureati, le giovani generazioni aspirano ad un lavoro di qualità che in Sardegna non esiste. La qualità dell’occupazione è molto bassa ed i giovani laureati non trovano un’occupazione consona allo studio svolto ed alle lauree conseguite e spesso sono costretti ad emigrare all’estero.

Il sindacato sardo, da tempo, insiste molto sul rilancio dell’industria, noi stessi abbiamo fatto un patto con la Confindustria (protocollo di Governance) perché riteniamo che senza industria non ci sia sviluppo, non ci possa occupazione durevole.
Il sistema sociale della nostra provincia e della Sardegna è caratterizzato da tassi di disoccupazione in discesa ma sempre notevoli e superiori alle medie nazionali, un tasso di attività che regredisce, con l’accentuarsi del fenomeno dello scoraggiamento nella ricerca del lavoro, un tasso di occupazione femminile nettamente al di sotto delle medie, pur essendo l’occupazione delle nostre province basata sul terziario (il 75% dell’occupazione è nei servizi, il 22% nell’industria – di cui l’11% nelle costruzioni, il 3% nell’agricoltura).

La ricetta, secondo la Cisl, è quella di puntare sulla difesa dell’industria esistente, sul favorire l’allocazione di altre imprese (rispettose dell’ambiente) e insomma quella di puntare su una società che non si può basare solo sul turismo o sui servizi (tra l’altro, in Sardegna, spesso di scarsa qualità).
Stiamo predicando questo da vari anni, ma i risultati non sono soddisfacenti se è vero che le percentuali di valore aggiunto e di prodotto dell’industria, rispetto a ai valori assoluti ( e così dicasi per l’occupazione) sono di troppo inferiori a quelli nazionali e delle regioni più ricche.

Questo modello di società è però condiviso ?

Sembra che ci sia un dualismo tra Giunta Regionale e CGIL CISL UIL (ma in particolare la Cisl). Da un lato la Regione sarda che punta su una società della conoscenza, dell’informazione, sulla valorizzazione (almeno a parole) delle risorse umane, sulla conservazione dell’ambiente e dei beni culturali, ritenendo che basti questo per rilanciare lo sviluppo, che sarebbe conseguenza di politiche mirate su ricerca e conoscenza. Dall’altro invece il sindacato che sarebbe invece per una società pesantemente industriale.

Ebbene penso che le distanze non siano così lontane. Le due cose devono poter essere complementari. E’ giusto puntare su conoscenza e ricerca e su produzioni di qualità: il sindacato lo dice dai tempi di D’Antoni perché non possiamo fare concorrenza alle altre nazioni extraeuropee sul costo del lavoro, ma solo sulla qualità (da poco ho sentito il prof. Rubbia che diceva queste cose, però è scappato in Spagna).

Ma è giusto anche inserirsi nelle politiche nazionali e internazionali, è giusto rivendicare alcune fondamentali infrastrutture nelle quali la Sardegna è carente. Su questo tutti devono fare la loro parte: Regione, Governo nazionale, sindacato, compreso quello nazionale.

CRISI DEL TERRITORIO – POLITICHE NAZIONALI

Basti pensare, per stare ai nostri territori, alla chiusura del’Unilever, voluta da una multinazionale, che ha determinato la perdita di un tassello di qualità del sistema produttivo cagliaritano o alle ombre che si addensano sulla ritrovata attività della Keller (messa in crisi dalle scelte delle Ferrovie italiane che chiudono il servizio di trasporto merci su rotaia, abolendo il collegamento Civitavecchia Golfo Aranci: provvedimento ora sospeso, ma il problema deve essere affrontato con diversa vigoria da tutti) dello stesso porto canale il cui sviluppo è messo in forse scelte della Maersk, proprietario in quota del CICT, che dirotta i traffici altrove. Ma va anche affrontato e risolto una volta per tutte il problema della continuità territoriale dei passeggeri e delle merci, a cominciare dall’inserimento della Sardegna nelle rotte delle autostrade del mare, fatto che consentirebbe una forte riduzione dei costi di trasporto delle merci, nonché un rilancio del porto di Cagliari ed una riduzione del traffico sul gommato (come auspicato da tutti). Ma si potrebbero fare altri esempi: quali la Mineraria Silius o la Bridgestone che attraversano crisi più o meno rilevanti per motivi che affondano le radici anche nella globalizzazione e nel rispetto delle regole della Comunità europea.

Bisogna che queste problematiche siano inserite nell’Intesa istituzionale di programma.
E’ necessario quindi premere sulla Regione Sarda, sulle istituzioni locali, a volte distratte, ma soprattutto sul livello nazionale perché queste rivendicazioni abbiano il loro giusto posto nell’ambito più generale, insieme, naturalmente, alle rivendicazioni relative all’energia, all’accordo sulla chimica e alla questione dei rifiuti e al loro utilizzo in termini razionali.
E’ anche opportuno quindi che queste rivendicazioni siano fatte proprie dalla Confederazione e dalle Federazioni di categoria nazionali, le cui scelte spesso penalizzano la Sardegna e Cagliari.

VERTENZE LOCALI

La vertenza della Multiservizi (la società in house del capoluogo) è l’occasione per parlare un po’ del Comune di Cagliari.

· Il Comune di Cagliari licenzia lavoratori della Multiservizi e nel contempo bilancia a favore della stessa società 1 milione di euro per assunzioni di altre persone e ipotizza l’assunzione di altri 10 lavoratori fruendo di fondi regionali.
· Adotta un piano del traffico che sfavorisce l’uso del mezzo pubblico, perché privilegia i parcheggi sotterranei in centro che sono attrattori di traffico.
· Adotta una politica del personale non concertata con la Cisl.
· Applica tariffe per la TARSU altissime e penalizzanti per la cittadinanza,(tra le più alte in Sardegna), offrendo un servizio di scarsissima qualità e risultando agli ultimi posti nella raccolta differenziata. Cagliari sopporta un costo per i rifiuti solidi urbani di € 372,27 a tonnellata, contro la media provinciale che si attesta su € 298,91 e contro, per esempio, i 112,94 € di Serdiana. A fronte abbiamo una percentuale di raccolta differenziata pari al 9% contro il 20% provinciale.
· Non apre un tavolo di concertazione rispetto alle politiche sociali.

Forse c’è il tanto per aprire un confronto dialettico, se non vertenziale, con Cagliari.

Nella provincia di Cagliari, per fare un paragone, si è aperta una trattativa con il sindacato confederale sulla stabilizzazione dei precari, sulla certificazione EMAS nella zona industriale di Sarroch, sulle politiche sociali c’è una buona sintonia, mentre nelle politiche del lavoro e sui servizi all’impiego si è riaperto il confronto, dopo un periodo di stasi. Sono stati stabilizzati nella PROSERVICE 80 LSU ed è stato attivato un primo momento di confronto sulla questione dei lavoratori dell’ECOSERDIANA.
Per quella del Medio Campidano, sono stati aperti diversi tavoli sulle politiche sociali, sulla stabilizzazione dei precari, sulle politiche per il lavoro.

Infine, la segreteria e l’esecutivo intende significare la propria solidarietà al rappresentante della Cisl marittimi, Marcantonio Tuveri, dipendente della MOBY e licenziato in tronco.

Il Segretario generale
Fabrizio Carta