Il Convegno sul manifesto del lavoro, organizzato dalla USR, si è concluso con l'intervento di Giorgio Santini.
Giorgio Santini è il segretario confederale che segue le politiche del lavoro, oltre ad essere un profondo conoscitore della realtà sarda, per avere seguito da vicino e con competenza, numerose vertenze industriali della Sardegna.
Santini ha svolto le conclusioni del convegno nel quale la Cisl sarda ha presentato il suo manifesto regionale e ci sembra importante sintetizzare, brevemente, il suo intervento.
Santini è partito dai problemi internazionali, sottolineando l’impegno della Cisl per la difesa della libertà nel mondo e, in particolare, nei confronti del TIBET e contro l’intervento repressivo della Cina. Il fatto non è slegato dai fatti economici perché nell’era della globalizzazione, che ora sta presentando il conto, è importante diffondere e difendere i diritti dei lavoratori e della democrazia in tutto il mondo. Una globalizzazione che crea difficoltà, ma che può dare anche delle opportunità e, in questo senso, è stato un errore l’aver fatto nascere l’euro (fatto positivo per certi versi), senza avere messo in campo una politica comune europea sui diritti.
Il manifesto per il lavoro della Cisl confederale, frutto di un lavoro comune, pone come punto d’arrivo quello del raggiungimento degli obiettivi della strategia di Lisbona nel 2000. Si deve arrivare ad una società nella quale il lavoro sia al centro e si raggiunga un punto d’equilibrio per garantire i diritti di cittadinanza ( istruzione, salute, previdenza, giustizia sociale e democrazia).
Arrivando a descrivere la realtà italiana, Santini, ha detto che con il Protocollo del 23 luglio del 2007 (che rappresenta in grande misura un successo della Cisl e della sua linea politica) si deve mettere finalmente la sordina ad una polemica – in realtà il segretario ha parlato di 10 anni di guerra - sulla legge 30 ( la cosiddetta Legge Biagi). Occorre portare avanti e realizzare quanto firmato nel protocollo, a prescindere dai Governi che si succederanno, perché non si deve demolire tutta la politica del lavoro portata avanti da Treu e Biagi, ma solo correggerla e integrarla (come è stato fatto) e completarla nello stesso solco. L’insegnamento di Biagi è stato anche quello dell’utilizzo del metodo della comparazione: è importante guardare anche agli altri Stati europei e vedere come hanno affrontato e risolto le questioni.
Naturalmente le leggi non bastano per raggiungere risultati concreti nel campo dell’occupazione. Alle politiche per il lavoro, vanno affiancate adeguate politiche di sviluppo. La crescita economica morde il freno e ci vogliono politiche di sostegno anche per mettere a frutto tutte le opportunità, specie nel Mezzogiorno. Per questo occorre anche fare un salto di qualità sull’utilizzo dei fondi europei perché non hanno prodotto nulla: l’Italia, nel periodo 2001 – 2005 cresce di circa il 5%, mentre Grecia e Spagna, rispettivamente del 25% e del 22% e ciò è frutto di un diverso uso dei Fondi Europei, sui quali bisogna cambiare marcia, in vista dell’utilizzo delle risorse stanziate per il 2007/2013.
I 100 miliardi a disposizione non vanno perduti e devono essere stanziati in infrastrutture, pena la crisi dei nostri porti, oggi di nuovo al centro dei traffici mondiali.
Ci sono dei punti di criticità rispetto all’occupazione, il mezzogiorno, le donne, i giovani, gli over 50, la mancanza di un sistema moderno di ammortizzatori sociali e per raggiungere gli obiettivi di Lisbona occorre recuperare su questi versanti. Ci vogliono anche politiche di sviluppo e la valorizzazione di tutte le potenzialità, anche attraverso l’introduzione di meccanismi di credito d’imposta, duraturi nel tempo. E’ opportuno puntare anche sulla qualità del lavoro e sulla ricerca e su un rinnovato rapporto tra scuola, formazione, anche professionale, università e mondo del lavoro. A questo proposito, è importante rilanciare le scuole tecniche e professionali e si calcola che 80000 diplomati, in questo settore, potrebbero trovare lavoro.
Ma l’intervento di Santini si è soffermato anche sulla crescita possibile nel campo dell’economia sociale. Sarà difficile avere sviluppo senza investimenti oculati nel sociale. Dare risorse alle famiglie diventa un obiettivo prioritario, a condizione che vi sia un processo di regolarizzazione e di emersione dei lavoratori impegnati nella cura degli anziani e, in questo senso, aumentare la percentuale di occupazione tra le donne, diventa indispensabile. E’ stato calcolato che ogni 100 posti di lavoro dati alle donne, vi è un effetto moltiplicatore di notevole livello (115). La stessa Banca d’Italia, con la relazione di Draghi, afferma che ogni 100 euro dati alle famiglie determinano una crescita dell’economia pari al 60%, se si danno gli stessi 100 euro alle rendite finanziarie la crescita è del 6%, se si danno alle rendite immobiliari del 1,6%.
Dove si deve orientare la scelta appare evidente !!!
Infine, il segretario confederale, dopo aver trattato della vertenza Alitalia, ha ribadito l’importanza dell’accordo del 23 luglio 2007 che viene dopo 14 anni di una sostanziale stasi nelle relazioni industriali senza grandi accordi sindacali, ma anche ribadito la necessità di riprendere il confronto, subito dopo le elezioni, per completare il percorso di difesa delle pensioni e dei salari e per introdurre un nuovo modello contrattuale.
Allo stesso tempo, dice Santini, sulla base del manifesto per il lavoro della Cisl confederale, occorre rilanciare il confronto nelle Regioni e nei territori, adeguandolo alle realtà locali e costruendo una vera e propria piattaforma vertenziale a livello regionale e provinciale.
Sunto a cura della Cisl di Cagliari