29/03/2008
Lo sviluppo del Mezzogiorno: un seminario e un documento delle parti sociali.
Cagliari 29/3/2008
OGGETTO: seminario su sviluppo del Mezzogiorno.
Si è tenuto a Roma, nei giorni scorsi, un interessante incontro nel quale il sindacato confederale e la Confindustria hanno illustrato alle forze politiche (all’incontro sono intervenuti diversi esponenti delle liste presentate) le proposte delle forze sociali per lo sviluppo del Mezzogiorno. Le conclusioni del Convegno sono state affidate al segretario confederale della Cisl, Giorgio Santini, che ha parlato anche della Sardegna che, invece, nel breve documento riassuntivo, non era stata citata. Ci sembra importante fare un breve sunto di quanto prodotto perché il documento, affrontando le tematiche dello sviluppo del Mezzogiorno, ha spaziato anche su un nuovo modo di accostarsi alla prossima programmazione dei fondi europei, la cui spesa è stata insufficiente negli anni 2000 – 2006.
Il documento parte dall’esame di alcuni indicatori che caratterizzaono la situazione socio economica del Sud.
- crescita insufficiente, negli ultimi anni, e comunque inferiore alla già limitata crescita nazionale;
- un prodotto interno pro capite che è la metà di quello nazionale;
- un tasso di attività ridotto specie per quel che concerne le donne, i giovani e gli over 50;
- illegalità diffusa, non solo in Campania, che va affrontata, con fermezza e decisione, e non come se fosse una calamità naturale, ineluttabile.
- il sistema sanitario al Sud è molto meno efficiente (basti pensare alle liste di attesa e ai viaggi della speranza), ma molto più costoso;
- il costo della vita al Sud è elevato e cresce più nel Mezzogiorno, piuttosto che al Nord. Tra le dieci città più care d’Italia, ve ne sono ben cinque che appartengono alle Regioni Meridionali:
- esiste un alto tasso di irregolarità e di lavoro nero.
E’ necessario puntare sul miglioramento della qualità complessiva della Pubblica Amministrazione, specie quella locale, e su una rivisitazione del rapporto tra Stato e le Regioni. Per il rilancio del Mezzogiorno vi è un’occasione da non sprecare costituita dalla programmazione dei fondi comunitari europei nei prossimi sei anni (2007 – 2013) che assommano a 100 miliardi di euro. Che vi sia stato un cattivo uso dei fondi comunitari nei precedenti sei (2000 – 2006) è dimostrato dai diversi tassi di crescita di altre Nazioni, come evidenziato da Santini nelle conclusioni. Il Mezzogiorno d’Italia è cresciuto molto meno di Grecia o Spagna e ciò non può che essere dovuto ad un diverso e meno efficiente utilizzo dei fondi europei. La stessa strumentazione utilizzata non sempre si è dimostrata adeguata. Nella gestione dei fondi, dunque, sarà necessario il protagonismo sociale e non solo con le formalità della partecipazione, ma anche con la stipula di appositi protocolli di intesa.
Sulla base di queste considerazioni comuni (tra Aziende e sindacati), si è affermata l’inattualità di una riedizione di qualsiasi tipo di gabbie salariali, proprio perché, al Sud, la vita è più cara, tendendo conto anche dell’inefficienza dei servizi pubblici, dell’inadeguatezza della P.A., sia per il fatto che la maggior parte delle famiglie sono normalmente mono reddito.
Da parte della Confindustria, che ha fatto della lotta alla mafia, in Sicilia, un obiettivo importante, si è rilevato che la quota di investimenti pro capite per le infrastrutture (nel Mezzogiorno) è pressoché uguale a quello del Nord. Si tratta di circa 800 euro annui pro capite, mentre sarebbero necessari, per superare il divario tra Nord e Sud, ben 120 miliardi di euro di nuovi investimenti aggiuntivi. Si tratterebbe di 12 miliardi annui di investimenti aggiuntivi, mentre oggi si riesce a spendere a malapena 2 miliardi !! Un altro fattore negativo sarebbe, secondo la Confindustria, il ruolo giocato dalla Pubblica Amministrazione nell’economia. La pubblica amministrazione dovrebbe assicurare la sicurezza, la legalità, la velocità nei processi penali e civili e limitarsi a creare le condizioni per fare impresa. Spesso, invece, si assiste ad una presenza diretta massiccia nel mercato: sono oltre 7000 le aziende, collegate direttamente alla P.A. – Stato, Regioni, Enti locali – con ben 3800 persone impegnate in organi di gestione, se non di amministrazione, e ben 1 miliardo all’anno viene utilizzato per ripianare i debiti, anche sotto la forma di aumento di capitale, mentre sarebbe opportuno, secondo l’associazione degli industriali, un passo indietro del sistema pubblico.
Una richiesta comune è stata quella di chiedere che non venga riproposta l’esperienza del Ministero per il Mezzogiorno, perché sarebbe un modo per scaricarsi la coscienza da parte del Governo prossimo. Le politiche del Mezzogiorno ( a detta delle parti sociali) vanno affrontate in tutti i Ministeri, magari sotto la regia del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Dopo gli interventi dei politici presenti (PD, PDL, Sinistra arcobaleno, UDC, Socialisti) che hanno valorizzato l’iniziativa, le conclusioni del segretario confederale CISL, Santini.
Rispetto alla programmazione dei fondi europei, il segretario ha chiesto non solo l’assunzione di responsabilità, a causa delle grandi somme a disposizione che non vanno sprecate, ma anche il coraggio della discontinuità. Occorre che le parti sociali e il Governo (qualunque esso sarà) mettano al primo punto le problematiche del Sud. Ha anche ricordato, al di là delle priorità infrastrutturali indicate nel documento ( che riguardano la parte peninsulare del Sud e la Sicilia) anche i problemi della Sardegna che ha bisogno di grandi investimenti nei porti e di un sistema di continuità territoriale, con annessi trasporti merci ferroviari, collegandosi con l’attualità di questi giorni (vedi sospensione servizio Cargo Golfo Aranci – Civitavecchia).
Il problema, secondo Santini, è che, nella programmazione dei fondi europei, non si riesce a spendere e quindi non si riesce a ridurre il divario sia per la quantità delle risorse spese, che per la qualità degli investimenti. Bisogna cambiare qualcosa ed, in questo senso, ha ipotizzato la costruzione di un contratto di attrazione e di investimenti per le imprese che possano allocarsi nel Sud, che abbiano dei diritti, ma che assumano anche dei doveri. Occorre, infine, un patto tra Regioni e Stato per evitare i localismi (altro male della programmazione integrata) e invece concentrare le risorse verso obiettivi comuni.
Tutto questo è necessario per rilanciare lo sviluppo, la coesione sociale, l’occupazione e ridurre il divario che il MEZZOGIORNO registra rispetto al resto d’Italia.

Nota redatta a cura della Cisl di Cagliari. Il documento unitario sul Sud nella sezione documenti su questo sito.