16/05/2008
Visita della Commissaria Europea per la politica regionale, HUBNER. La nota di CGIL CISL UIL
In questi giorni ha visitato la Sardegna, la polacca Hubner, commissaria europea per le politiche regionali. Sulla spesa dei Fondi europei da parte della Regione Sarda, molte diverse opinioni si sono lette sulla stampa, da parte di Giunta e consiglieri regionali. La commissaria ha anche incontrato il sindacato confederale che ha presentato la seguente nota unitaria:

Nota di CGIL CISL UIL regionali sulla visita in Sardegna della Commissaria Europea per la
Politica Regionale, Danuta Hubner (Cagliari, 15 maggio 2008).
Cogliamo con particolare soddisfazione, e La ringraziamo per questo, il fatto che la Commissaria
Europea per la Politica Regionale, Danuta Hubner - nel corso della sua pur breve presenza nell'Isola
- abbia voluto incontrare il partenariato istituzionale, economico e sociale, che in questa - come nelle passate programmazioni comunitarie - ha sempre cercato di svolgere un ruolo propositivo e collaborativo.
Le organizzazioni sindacali dei lavoratori hanno sempre garantito la loro presenza negli organismi
e nei tavoli ufficiali previsti dalla normativa comunitaria, a partire dai Comitati di Sorveglianza;ma non solo.
Infatti, partendo da una prassi oramai consolidata in ambito regionale che ha sempre visto le parti sociali concertare con l'istituzione Regione Autonoma, la cui esistenza risale agli anni
dell’immediato dopoguerra, su tutti i problemi dello sviluppo socio-economico della Sardegna, i
sindacati, sia nella programmazione 1994-1999, sia soprattutto in quella 2000-2006, si sono attivati per collaborare alla fase di programmazione degli interventi, come a quelle di attuazione e controllo.
Lo dimostra la partecipazione alle diverse sessioni politiche e agli incontri e ai tavoli tecnici che
nel corso degli anni si sono susseguiti, dove i sindacati - insieme alle associazioni imprenditoriali - hanno garantito una presenza e un apporto fattivo, attestato anche dai numerosi documenti scritti
elaborati e trasmessi alla Giunta Regionale, all'Autorità di Gestione (e talvolta inviati per conoscenza
anche agli stessi componenti del Comitato di Sorveglianza del POR Sardegna).
Proprio la collaborazione tra sindacati e imprese, pur nel distinguo dei ruoli e delle competenze di ciascuno, ha contraddistinto l'ultima programmazione 2000-2006, confermando che su alcune tematiche le parti economiche e sociali possono e devono lavorare insieme per l'obiettivo comune
dello sviluppo regionale.
Riteniamo infatti che, al di là di quanto previsto dalle norme, il partenariato, per la sua presenza
capillare nel territorio e per il radicamento nei diversi ambiti della società sarda, possa fornire alla Regione, ma anche a Province e Comuni, un contributo fattivo e soprattutto concreto per una migliore e più efficiente programmazione e attuazione degli interventi finanziati con le risorse comunitarie.
Se quanto detto è inconfutabile, è altrettanto vero il fatto che numerosi passi avanti possono ancora essere compiuti per massimizzare l'apporto delle parti economiche e sociali e soprattutto per superare quella tentazione, che talvolta caratterizza l'azione politica regionale, di prevedere meri momenti formali, fortemente assembleari, di carattere per lo più informativo, che dovrebbero esaurire il confronto tra Regione, sindacati e associazioni di imprese.
Le parti economiche e sociali non hanno mai negato la partecipazione ai momenti assembleari, ma hanno sempre ribadito la necessità di intervenire e poter fornire un contributo sugli aspetti concreti di tutta la procedura, a partire dalla stesura dei documenti di programmazione, dalla definizione
degli strumenti e dei bandi per la spesa delle risorse, dai contenuti delle diverse valutazioni dei
programmi.
Fatti, questi, sempre più significativi nella realtà odierna, dove è finalmente passato il concetto di programmazione unitaria, che prevede un governo unico delle risorse per lo sviluppo regionale che
tenga conto di tutte le fonti di finanziamento, comunitarie, nazionali e dello stesso bilancio regionale.
La visita odierna della Commissione Europea cade in una fase in cui con l’Autorità di Gestione e il Governo regionale le PES operano per riprendere stabilmente le fila di un discorso che, sia per vicende politiche nazionali, che per problemi interni della Regione, si è interrotto per un periodo di tempo troppo lungo e coincidente con la stesura dei documenti di programmazione per l’attuale periodo.
Al di là delle motivazioni e delle responsabilità, infatti, l’intero processo di definizione della programmazione 2007-2013 è stato, a nostro parere, ben lontano dall’aver consentito una partecipazione fattiva del partenariato, il quale non è mai stato messo nelle condizioni di espletare pienamente le funzioni e il ruolo che gli sono riconosciuti dalla stessa normativa comunitaria che presiede
alla programmazione dei fondi strutturali.
L’intera programmazione comunitaria è stata oggetto di una sorta di “sospensione” dei rapporti
partenariali con un processo che è andato avanti autonomamente senza che il partenariato venisse
messo nelle condizioni di partecipare alla “preparazione,…… dei programmi operativi” così come
prescritto all’art. 11 comma 2 del Regolamento CE n.1083/2006. Non può essere valutata come
sufficiente la possibilità di pronunciarsi sui documenti una volta redatti, in quanto siamo convinti che è maggiormente possibile intervenire nel merito, avendo la possibilità di vedere accolte le proprie osservazioni, quando si interviene nella fase di preparazione.
Vi è cioè la necessità di “sedersi intorno ad un tavolo”, di approfondire i temi, i documenti, partecipare in parole povere alla programmazione. Il tutto, ovviamente, nel pieno rispetto delle specifiche competenze di ciascuna categoria di partner, ma all’interno di un quadro di riconoscimento delle reciproche competenze e ruoli.
Malgrado ciò ciascuna organizzazione ha cercato di fornire il proprio contributo di idee e di proposte, sia nel merito dei programmi operativi che nella fase di definizione generale dei criteri di valutazione.
Crediamo quindi che sia necessario sottrarre la possibilità dello svolgimento di un effettivo partenariato, così come prescritto dai Regolamenti comunitari e come richiesto dalla stessa Commissione Europea, alle contingenze politiche o alle valutazioni dei responsabili di turno, attraverso una
sua codificazione impegnativa per tutte le componenti.
Per questa ragione lo scorso 29 gennaio 2008 il partenariato sardo, sia economico che sociale, ha predisposto e inviato unitariamente una bozza di possibile protocollo al Presidente della Regione, sulla quale non abbiamo avuto sinora risposta. E' dei giorni scorsi la sigla del protocollo di intesa a livello nazionale tra Ministero dello Sviluppo e partenariato economico e sociale; riteniamo che
sia giunto il momento di procedere ad un’analoga formalizzazione anche nella nostra regione. In questo senso le parti sociali si dichiarano, come sempre, disponibili a incontrare la Regione per discutere del metodo con il quale portare avanti il partenariato stesso e per fissare il calendario dei lavori dei prossimi mesi che ci vedranno tutti, a vario titolo, impegnati.
In questi anni il partenariato sardo ha dato prova, proprio sulla programmazione comunitaria, di
maturità e di saper contribuire fattivamente con osservazioni e proposte, nonché mettendo a disposizione risorse professionali idonee. Ne è testimonianza la vicenda della progettazione integrata nel corso della quale le PES hanno contribuito a livello regionale e locale ad una impegnativa discussione
sulle forme possibili dello sviluppo locale, mettendo in particolare evidenza la necessità di uno sviluppo integrato, fortemente basato sulle risorse locali e sostenuto da una rete di soggetti
istituzionali, economici e sociali capace di creare un sistema nel quale tutti concorrono, ciascuno
nell’ambito della propria responsabilità e competenze, alla realizzazione del disegno condiviso.
Proprio questa necessità riteniamo opportuno rimarcare in questa occasione, in quanto la consideriamo ancora insufficientemente presente nel dibattito regionale. Permangono infatti tendenze particolaristiche, difficoltà di integrazione e di coordinamento operativo tra i diversi soggetti istituzionali
e tra essi e il mondo delle imprese e del sociale, tempi troppo lunghi di assunzione delle
decisioni e di realizzazione concreta delle idee e dei programmi adottati.
Ciò chiama in causa il funzionamento complessivo della pubblica amministrazione, a livello regionale e locale, nonché il grado di maturità dei gruppi dirigenti sia politici istituzionali che imprenditoriali e sociali.
La programmazione 2007/2013 può costituire l’occasione per un salto di qualità complessivo del
“sistema Sardegna”; non mancano le risorse che - malgrado l’uscita dall’obiettivo 1 - nel complesso risultano potenzialmente in misura analoga rispetto al periodo precedente, né manca la qualità degli obiettivi macro di sviluppo contenuti nei programmi operativi, tesi ad esaltare il patrimonio identitario della nostra Regione attraverso la valorizzazione del suo rilevante patrimonio culturale, la difesa attenta della qualità ambientale in un quadro di sviluppo sostenibile, l’investimento in istruzione e conoscenza per reggere la sfida della competitività internazionale.
Perché questa occasione venga colta occorrerà superare i limiti delle precedenti stagioni di programmazione, messi a fuoco nelle analisi di contesto dei documenti di programmazione regionale, chiamando tutti ad un impegno straordinario per migliorare la qualità del proprio compito e il modo con il quale ci si rapporta con gli altri. E’ necessario superare convinzioni di autosufficienza, che talvolta emergono e non solo a livello regionale, perché la riuscita di questa importante stagione
di programmazione unitaria sarà tanto più completa, quanto maggiore sarà la capacità della
Sardegna nel suo complesso di concorrere unitariamente, senza tatticismi o logiche di bandiera,
alla sua realizzazione.
Fondamentali saranno quindi la capacità della Regione di governare al proprio interno in modo unitario il dispiegarsi dei diversi programmi operativi e il concorso del fondo nazionale per le aree sottoutilizzate (per questa ragione nella bozza di protocollo presentata al Presidente della Regione chiediamo la costituzione di una “cabina di regia” unitaria), come anche la capacità dei territori di saper non solo programmare in modo unitario il proprio sviluppo, ma anche di governare le diverse
iniziative (imprenditoriali, sociali, di infrastrutturazione, ambientali, ecc.) in modo tale che concorrano,
in modo armonico e coordinato, alla crescita complessiva del territorio.
Occorre quindi investire sulla capacità di governo locale, perché rappresenta una condizione indispensabile per la realizzazione del programma di sviluppo, sostenendo le istituzioni locali ed incoraggiandole ad aprirsi realmente alla partecipazione delle PES, dando vita a strumenti di “governance” locale nei quali programmare, indirizzare e valutare insieme i diversi momenti della programmazione unitaria.
Le organizzazioni dei lavoratori CGIL CISL UIL, forti del loro radicamento in tutto il territorio
regionale e di una conoscenza dei problemi e delle possibilità di sviluppo che discende dal sapere
di migliaia di lavoratrici e lavoratori di tutti i settori, assicurano il proprio autonomo contributo di idee e di proposte sia a livello regionale che locale, con l’esclusiva finalità di concorrere alla realizzazione
di una fase di crescita e di sviluppo economico e sociale della nostra regione, seguendo
gli indirizzi dettati dall'Unione Europea.
CGIL CISL UIL Sardegna