27/05/2008
Esecutivo UST del 26 maggio: tracce di relazione e di dibattito
ESECUTIVO UST/CISL CAGLIARI 26 MAGGIO 2008

Tracce della relazione e del dibattito

L’esame della situazione politico sindacale, dopo il voto dell’aprile scorso, una valutazione dei primi provvedimenti presi dal nuovo Governo, l’approfondimento sulle proposte unitarie per la riforma della struttura contrattuale e una discussione approfondita sull’emergenza lavoro e politiche sociali del territorio cagliaritano, sono state oggetto della riunione dell’esecutivo della Cisl cagliaritana, svoltosi il 26 maggio 2008.

L’esito del voto.
Dalle urne è emersa una forte richiesta di stabilità e governabilità, con la riduzione del numero dei partiti presenti in Parlamento e con l’esclusione dallo stesso di numerose altre forze.
La Cisl, un sindacato che fa del pluralismo politico dei propri dirigenti e iscritti uno dei suoi punti di forza, prende atto di questo risultato, ma ribadisce, come sempre, che la democrazia non si esaurisce nel giorno delle elezioni, ma si deve manifestare tutti i giorni, in nome del principio di sussidiarietà, attraverso il riconoscimento del ruolo delle forze sociali, dei sindacati, delle associazioni di volontariato. Come si è fatto in occasione della campagna per la difesa della Costituzione, in occasione del referendum, si deve difendere questo ruolo e rivendicare, con forza, una stagione di concertazione, a prescindere dal colore politico del Governo.
Occorrerà valutare i provvedimenti del Governo, anche alla luce dell’applicazione del Protocollo del Welfare, firmato nel luglio scorso, della piattaforma unitaria approvata nel novembre del 2007 “Per valorizzare il lavoro e far crescere l’economia”, e della proposta che CGIL CISL UIL presentano ai lavoratori ed ai pensionati in merito alla riforma della struttura della contrattazione, alla democrazia e alla rappresentanza.

I primi provvedimenti del Governo non appaiono del tutto condivisibili: l’abolizione dell’ICI sulla prima casa, peraltro non collegata con la riforma delle rendite catastali e in parte (al 40%) già stabilita per le fasce più basse, è sicuramente un provvedimento atteso, ma riduce fortemente le risorse del sistema degli enti locali, senza che, al momento, siano chiare le compensazioni che il Governo è disponibile a dare. C’è il rischio che ci sia un aumento dei costi dei servizi sociali o, peggio, delle addizionali Irpef, con l’effetto di ingenerare ulteriore iniquità, nonché un abbassamento della qualità dei servizi.
Forse, nelle intenzioni del Governo la detassazione degli straordinari (che, in ogni caso, non va sopravvalutata per la sua portata limitata, né demonizzata) vuole favorire la produttività ma, da un lato non risponde all’esigenza di favorire l’occupazione, specie quelle femminile, o di stabilizzazione dei lavoratori precari, dall’altro appare un provvedimento ingiusto perché taglia fuori tutta l’area del pubblico impiego.
La stessa rinegoziazione dei mutui appare un pannicello caldo che diluisce nel tempo le rate senza che le banche rinuncino neanche ad una minima parte dei loro guadagni,
La relazione della segreteria e l’esecutivo hanno anche mosso forti critiche al pacchetto sicurezza per quanto attiene ai provvedimenti sull’immigrazione e, in particolare, all’introduzione del reato di immigrazione clandestina che non risolve i problemi, ma rischia di affollare, inutilmente, le carceri italiane. I recenti gravi episodi di intolleranza, registrati in alcune città italiane, non sono un buon segno di civiltà e si sta creando un clima di intolleranza non sempre giustificato e comunque da condannare. Mentre sulla questione rifiuti, l’esecutivo apprezza la decisione con la quale si sta affrontando, ma ribadisce l’inutilità del trasferimento dell’immondezza campana in Sardegna, anche perché ancora non vengono affrontati in Sardegna i nodi del conferimento e del trasporto dei rifiuti solidi urbani: oggi ancora non è funzionante il terzo forno del Casic, per mancanza di autorizzazioni, e spesso i rifiuti del cagliaritano prendono la via della discarica di Villacidro, intasando la viabilità di quella zona.

Infine, anche questo Governo, come peraltro alcuni di quelli precedenti, imposta la questione dell’efficienza della pubblica amministrazione in modo sbagliato, puntando il dito sui cosiddetti fannulloni – che pur possono esistere – ma non costituiscono certo il vero problema della P.A. Il Sindacato e la Cisl accettano la sfida, ma respingono strumentalizzazioni e rispolverano l’attualità del memorandum. E’ invece importante verificare gli atti della dirigenza (pubblica e privata) ed i loro stipendi spesso assolutamente ingiustificati.

Per ora il Governo non ha ancora dato risposte neanche alle richieste della FNP, a tutela dei redditi da pensione

Il Protocollo di luglio 2007 e la piattaforma di novembre
Non bisogna avere nostalgia di nessun Governo e tuttavia, con il precedente, è avvenuto un fatto storico: la firma (dopo quattordici anni) di un grande accordo, il Protocollo sul Welfare. Un accordo importante, avvenuto a vari livelli e che ha cercato di dare qualche risposta ai problemi dei pensionati, come dei giovani, a quelli degli occupati, con alcune misure sul mercato del lavoro targate Cisl, e a quelli dei disoccupati. Naturalmente un accordo che andava completato, ma che ha dimostrato, con 5 milioni di voti dei quali 4 favorevoli, che il sindacato è vivo e vegeto: è stata una grande dimostrazione di democrazia e di partecipazione che va valorizzata e ripetuta tutte le volte che ce n’è occasione.
CGIL CISL UIL, con lungimiranza, forse perché avevano davanti un Governo non tanto saldo, hanno predisposto una piattaforma unitaria, presentata durante la campagna elettorale alle forze politiche e sulla quale sono state raccolte migliaia di firme nella piazze. La piattaforma parte dalla considerazione che il livello dei salari e delle pensioni e in genere il reddito del lavoro dipendente è troppo basso, aumentano le sacche di povertà, a fronte di un’inflazione pesante e di un aumento notevole delle tariffe. Il Paese deve crescere, deve creare ricchezza, ma si deve anche arrivare ad un riequilibrio ed ad una diversa distribuzione della ricchezza. C’è qualcuno in Italia e in Sardegna che si è arricchito (pensiamo a quei settori di lusso che non soffrono crisi), c’è qualcuno che si è impoverito e sono i ceti meno abbienti e le fasce da noi tutelate. Gli investimenti devono andare verso la creazione di posti di lavoro e verso la riduzione dell’area della precarietà. E’ necessaria una nuova politica dei redditi, di tutti i redditi e non solo di quelli del lavoro dipendente, delle pensioni. A fronte di quello che sta capitando sul fronte dell’aumento del prezzo del petrolio, tutto ciò è ancora più importante, insieme ad una politica ambientale e di risparmio delle risorse.

La riforma del modello contrattuale
Il protocollo luglio 2007 e il documento unitario “per valorizzare il lavoro e fare crescere il Paese” devono essere considerati un unicum con la proposta, anche questa unitaria, sulla riforma della struttura della contrattazione. Di questo problema se ne parla da anni, anche a causa dell’esaurimento progressivo della validità dell’accordo del luglio 1993, ed è importante che si sia arrivati, pur con sfumature diverse tra CGIL CISL UIL, ad un documento unitario, da discutere nelle assemblee, nei direttivi unitari per poi arrivare ad un confronto con le controparti e con il Governo.
La revisione del protocollo di luglio del 1993 (che ha perso attualità ma rimane sempre una pietra miliare) va inserita nelle dinamiche che si sono evidenziate prima. Occorre un nuovo modello contrattuale, su due livelli - nazionale e aziendale/territoriale, ma esso sarebbe insufficiente se non si mettono sotto controllo i prezzi e le tariffe, se non si rende più efficace lo Stato sociale e i servizi sociali. E soprattutto se non si punta sulla crescita della ricchezza: in Sardegna le aziende sono piccole e spesso non fanno utili e quindi non ne possono distribuire. Di fatto una grande percentuale di lavoratori sardi non potrebbe beneficiare, per ragioni obiettive, della contrattazione di secondo livello.

Deve quindi rimanere il valore del contratto nazionale che serve a tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori (tutti) di ogni categoria, si deve tendere ad unificare il modello tra pubblico e privato, ma si deve ridurre il numero dei contratti nazionali di lavoro ( oggi 400).
La revisione dei tassi di inflazione non più solo programmati (anche se la programmazione è da anni che non viene fatta), e dei panieri che devono più aderenti ai bisogni dei lavoratori e dei pensionati, appaiono assolutamente necessari. Va quindi ricercato un nuovo metodo per identificare l’inflazione realisticamente prevedibile, garantire il rispetto delle scadenze che, purtroppo, in passato ha determinato grandi perdite di tempo e di soldi. La fissazione della triennalità (unificando parte normativa ed economica) a fronte dei due bienni che, per esperienza, si trasformano in periodi molto più lunghi, deve essere funzionale a dare maggiori certezze di rinnovo puntuale. Insieme al rispetto dei tempi dei rinnovi, occorre rivedere le una tantum fissando le decorrenze dalla scadenza del contratto e le indennità di vacanza contrattuale, oggi assolutamente non adeguate.
Ma, in una realtà economica debole come quella sarda, si deve estendere la clausola sociale e rivedere le condizioni degli appalti, con regole precise che tutelino i lavoratori sia dal dumping che dalla perdita del posto di lavoro. Inoltre per raggiungere gli obiettivi di Lisbona, in termini di occupazione, si deve favorire l’occupazione femminile con appositi sgravi contributivi e fiscali per l’assunzione, mentre appare determinante il rilancio della bilateralità che diventi una sorta di integrativo del welfare pubblico.

Contrattazione di secondo livello: la situazione è variegata a seconda del comparto e della regione. Ci sono comparti dove la contrattazione viene fatta, con soddisfazione per i lavoratori, vi sono regioni dove le aziende sono forti e produttive e si fa la contrattazione aziendale, ve ne sono altri (di settori e di regioni) dove questo non avviene. Si calcola che non oltre il 30% dei lavoratori goda della contrattazione di secondo livello. Il documento si propone di estenderne l’applicazione, ovviamente adattandoli alle realtà contrattuali; in alcuni casi ci potrà essere la contrattazione aziendale, in altri quella territoriale o regionale, magari attraverso gli enti bilaterali, ma l’obiettivo deve essere quello di favorire il dirottamento di risorse a favore del lavoro. La decontribuzione pienamente pensionabile del salario derivante dai contratti aziendali, prevista dal protocollo del luglio scorso, si muove in questa direzione. Bisogna far crescere le aziende, ma bisogna anche saper leggere le aziende e i loro bilanci e riuscire a contrattare l’organizzazione del lavoro, i premi di risultato.

Democrazia e rappresentanza: Il documento sostiene la necessità della riforma della rappresentanza in via pattizia, con un accordo generale quadro. Occorre sperimentare anche metodi concreti di misurazione della rappresentatività sulla scorta di quanto avviene nel pubblico impiego (deleghe certificate dall’Inps, risultati votazioni RSU), prevedendo anche l’elezione dei rappresentanti dei lavoratori negli enti previdenziali tramite votazioni dei lavoratori
Accordi confederali di valenza generale: le piattaforme unitarie, dovranno essere sottoposte alla consultazione dell’insieme dei lavoratori e dei pensionati, attraverso un costante coinvolgimento.

Situazione del territorio: La relazione e il dibattiti dell’esecutivo si sono soffermati sulla situazione socio economica del territorio.
Sono stati rilevati diversi punti di crisi:
· Il Porto canale, infrastruttura determinante per l’economia di Cagliari e dell’intera Regione, è praticamente fermo e lo stesso porto storico langue perché privo di traffici, danneggiato da scelte internazionali (quali quelle della Maersk che porta i container o dalla mancata attuazione della continuità territoriale delle merci attraverso il sistema delle autostrade del mare). Tutto ciò crea situazioni drammatiche per centinaia di lavoratori, oggi al limite della sussistenza. Sicuramente la crisi del porto canale e, in genere, del porto di Cagliari è determinata da scelte, a volte anche trasnazionali, ma non si può non rilevare l’assoluta indifferenza di larga parte del mondo istituzionale e politico sardo e cagliaritano (dalla Regione al Comune di Cagliari). Sempre rimanendo nel settore dei trasporti, non si applicano alla Sardegna le agevolazioni connesse al regime delle autostrade del mare, nel trasporto delle merci, e questo crea disvbalore per la nostra economia e per i traffici dirottati quasi tutti sul Nord Sardegna e sull’intasata Carlo Felice. E’ bastato un incidente di una motonave, per far sospendere alla Tirrenia la tratta Cagliari Civitavecchia.
· Ma è in crsi tutto il sistema produttivo del cagliaritano, specie nel settore dell’agroindustria: alla crisi di Unilever, per scelte della multinazionale, nonostante la produttività della fabbrica, si sono aggiunti la crisi della Valriso, della Podda formaggi. In questo modo si perdono tasselli importanti del sistema produttivo cagliaritano.
· Ma anche nel settore dei call center e del commercio (che fino a poco tempo fa costituivano i settori di nuova occupazione), si registrano crisi continue (vedi il caso Gemini), anche a causa di riduzione di commesse della Telecom o, per diminuzione drastica dei consumi.
· Superata la crisi alla Bridgestone con un accordo che aumenta la produttività del lavoro, non si possono però dimenticare le riduzioni di personale negli appalti, nella formazione professionale, nella Multiservizi, nelle Case di cura private.
· Lo stesso settore aereo, nonostante l’incremento dei traffici dell’aeroporto, registra preoccupazioni notevoli sul fronte dell’occupazione nell’handling.
· Rimangono sul tappeto i grossi nodi relativi alle politiche del lavoro, della formazione, della scuola e dell’istruzione, spesso dimenticata, bisogna rivendicare con forza il miglioramento dei servizi socio sanitari, rispetto ad una popolazione sempre più anziana, ed un confronto sulle tariffe, spesso aumentate in modo rilevante.

La Segreteria ha proposto di rilanciare la vertenza Cagliari, nell’ambito delle politiche più generali. E’ il momento di portare avanti le rivendicazioni del territorio sia nei confronti del nuovo Governo, sia rispetto ad una Giunta regionale che solo pochi mesi di vita davanti a sé. Altresì occorre riattivare tavoli di confronto sulle politiche tariffarie e sui costi dei servizi con le Provincia di Cagliari e del Medio Campidano, ma soprattutto con i Comuni più grandi
Nel condividere questa impostazione, l’esecutivo ha dato mandato di attivarsi per la costruzione ed il rilancio della piattaforma CGIL CISL UIL del cagliaritano.

A conclusione della riunione, l’esecutivo, su proposta della segreteria, ha convocato il Consiglio generale per il 17 giugno p.v, con all’ordine del giorno, tra l’altro, anche l’integrazione della segreteria della UST con l’inserimento di una donna. Su quest’ultima decisione, vi sono state tre astensioni.