Sul futuro del Porto Container di Cagliari, ormai fermo da 10 mesi, il 12 giugno vi è stato un incontro interlocutorio a Roma tra le segreterie territoriali di categoria e confederali di CGIL CISL UIL e la dirigenza della Contship, capeggiata dal presidente Cecilia Battistello, Nereo Marcucci e Bartelloni, rispettivamente amministratore e dirigente risorse umane, Gianni Becce amm. delegato CICT. Nella riunione, che era stata programmata già dal 30 aprile scorso, sarebbero dovuti emergere elementi nuovi sulle prospettive di rilancio. In realtà, la Battistello, pur non dando alcuna anticipazione in ordine all'andamento delle trattative con i clienti internazionali per far convergere il traffico dei container su Cagliari, (a suo dire per non turbare l’andamento delle trattative), si è dimostrata un pò più ottimista sull'esito della vicenda, rispetto alla situazione esistente il 30 aprile. A detta della manager, sono in corso trattative riservate che, nelle prossime settimane, potrebbero concretizzarsi in maniera positiva.
L'azienda, al momento, ha escluso provvedimenti traumatici nei confronti dei lavoratori (licenziamenti, cassa integrazione) ma, in considerazione delle forti perdite sostenute per mantenere lo status quo, ha chiesto la convocazione di un tavolo tecnico tra azienda, sindacati e gruppo Contship, per trovare alcune soluzioni rivolte ad attutire i costi, in questa fase transitoria. In pratica, in attesa di risposte certe sul traffico in arrivo e senza poter ipotizzare ancora una data, si tratterebbe di provvedimenti tampone tesi ad utilizzare il personale all'interno del gruppo, anche per non disperdere le professionalità esistenti. L'impegno è dunque quello di convocare un incontro di questo tipo entro quindici giorni. Nel corso dell'incontro, la delegazione Cisl, capeggiata, dal segretario nazionale FIT Gianni Ursotti, e con la presenza di Corrado Pani, Raffaele Loddo e Fabrizio Carta ha preso posizione manifestando le preoccupazioni forti non solo per i lavoratori della CICT, privi di prospettive concrete, ma anche per i lavoratori dell'indotto, sicuramente più esposti e più deboli, ( ITERC e CLP) alcuni dei quali sono stati collocati in cassa integrazione e altri vivono senza stipendio da tre mesi. L'incertezza dei volumi dei traffici nel porto container determina non solo disoccuppazione e precarietà, ma anche una stasi dello sviluppo del sistema produttivo della provincia di Cagliari e della Regione sarda, già debole di par suo. La Cisl ha espresso un giudizio molto prudente su una situazione estremamente delicata. E' positivo che sia rimasta la data dell'incontro, a suo tempo fissata, che testimonia, insieme alla quantità di risorse investite dall’azienda in questi mesi di sostanziale fermo dei traffici, del suo impegno. Ancora però non si intravvedono prospettive certe e date di ripresa dell’attività. La Cisl confederale, con la sua presenza, ha voluto sottolineare l’importanza di un rilancio della portualità cagliaritana, anche per non disperdere le ingenti risorse investite nella infrastruttura materiale, ma anche per il rischio di perdere le professionalità dei lavoratori. Una Regione ed una provincia come quella sarda e cagliaritana non possono permettersi di perdere l’ennesimno tassello (di pregio) del proprio sistema produttivo, come il porto container.
Per questo si intende ancora dare fiducia al terminalista, ma occorre mobilitare il territorio e tutta la Sardegna nella difesa del porto che può essere fonte di ricchezza, di investimenti e di occupazione.
Su questo obiettivo si devono sentire impegnate le Istituzioni e le parti sociali.
nota a cura della Cisl di Cagliari