06/07/2008
Salute non è assenza di malattia, ma qualità della vita: un articolo di Sergio Melis.
Il nuovo Governo e alcune forze imprenditoriali vorrebbero mettere in discussione anche il recente decreto sulla sicurezza. Ebbene, come ci fa notare Sergio Melis - responsabile sportello 626 della Cisl di Cagliari - il decreto 81/2008 definisce come salute lo star bene. Da qui una serie di appunti che riportiamo:

Testo intervento:


Un dirigente di una grande azienda multinazionale italiana - non so però se si tratti di una storiella metropolitana o di un fatto reale -, con il compito di impiantare il primo call-center in Italia andò negli Stati Uniti d’America per osservare il funzionamento di alcune di queste strutture industriali.
Dopo qualche tempo rientrò nel nostro Paese non solo con un progetto di fattibilità ma anche con un acquisto di un numero considerevole di sedie dal costo di oltre due milioni di lire ciascuna (erano i primi anni ‘90).
L’Amministratore delegato, alla vista di questa spesa “esorbitante” per singola sedia chiese delucidazioni - si racconta - in modo abbastanza brusco. La spiegazione , accettata dall’Amministratore delegato, fu che il lavoro nel call-center sarebbe stato talmente ripetitivo, impersonale, stressante, da rendere opportuno che almeno “fisicamente” il lavoratore potesse svolgere il suo lavoro in condizione di benessere fisico.

In queste ultime settimane è stato in proiezione in diversi cinema del nostro Paese un film che racconta e descrive la vita dei lavoratori in un call-center dei giorni nostri (mi pare riprenda la storia raccontata in un libro scritto da una giovane autrice sarda precaria part-time in un call-center della Sardegna centrale).
Chissà se negli attuali call-center è rimasto qualcosa di invecchiato quale la sedia, oggi “ergonomica”, dal costo “esorbitante”.

Fra le varie cose, da me lette sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, molti anni fa trovai una bellissima definizione di “salute” ripresa da quella fornita dalla Organizzazione mondiale della Sanità.
Da allora, introducendo i corsi di formazione che ho tenuto sulla sicurezza, ho chiesto sempre ai corsisti di definire che cosa intendessero per “salute”. Quasi tutti la definivano come assenza di “malattia”, solo qualcuno dei corsisti, e non sempre, azzardava, pur poco convinto, la condizione di “benessere”.

Giorgio Cosmacini, storico della scienza, nella introduzione di un bello ed utile libro Mal di lavoro. Storia della salute dei lavoratori di Francesco Carnevale e Alberto Baldasseroni (Roma-Bari 1999) ci aiuta a capire il concetto di salute nella storia della scienza medica del nostro Paese.

"Definire la salute è stato un esercizio impegnativo per secoli. Una definizione di lunga durata è stata quella di salute come assenza di malattia”(…..). La negazione (non presenza) di ciò che si riteneva essere l'opposto della salute (la malattia) consegnava la salute stessa nelle mani dei medici, in quanto questi erano i soli a poter certificare con cognizione di causa (….) l'assenza del male e dunque la presenza del bene. Questa delega fece sì che la salute venisse considerata solo o soprattutto un fatto medico, di competenza della medicina, da quella dei primordi fino a quella del ‘900 (…..).
La salute, invece, è meglio definibile in positivo che in negativo. Essa inoltre è da considerarsi un fatto naturale e sociale di cui è competente ogni uomo, in quanto organismo individuale, individuo di una data specie, soggetto singolo, soggetto vivente in società.
Infine la salute non è l'opposto o il contrario della malattia quasi che l'una e l'altra siano enti metafisici l'un contro l’altro armati; è invece un modo di manifestarsi della vita, come la malattia, dal quale differisce (……) non per grado, ma per qualità.

La salute è, per così dire, la buona qualità della vita.”

L’articolo 2 lettera o del Decreto Legislativo n° 81 del 9 aprile 2008 definisce “salute”: stato di completo benessere fisico, mentale e sociale (definizione della O.M.S.), non consistente solo in assenza di malattia o infermità.

Il dirigente industriale e l’amministratore delegato vedevano lungo o è stato solo un caso?
A me fa, invece, piacere pensare che conoscessero molto bene e volessero rispettare, tra gli altri, alcuni articoli della nostra Costituzione (art. 32 “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività” e sulla stessa linea anche l’art. 41, che pur definendo l’iniziativa economica privata libera, stabilisce che “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza ed alla libertà umana” ) e dell’articolo 2087 del Codice civile, “Tutela delle condizioni del lavoro” («l’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro»).

P.S.
Il dirigente industriale è oggi il Rettore di una importante Università privata del nostro Paese.