Le segreterie regionali unitarie (per la Cisl Giovanni Matta) hanno elaborator un documento unitario in relazione alla drammatica situazione dell'industria sarda, ipotizzando la mobilitazione del settore per il prossimo settembre:
La situazione generale del sistema produttivo sardo non accenna a migliorare, anzi alcuni indicatori macro economici presentano una condizione di ulteriore appesantimento.
Il tasso di disoccupazione resta stabile a due cifre e, nell’ultimo trimestre rilevato, i senza lavoro
assommano al 13,5%. Lo stesso tasso di occupazione è fermo al 52,5%, segnando una distanza dall’indice medio nazionale
di ben 8 punti e di 18 dall’obbiettivo di Lisbona fissato per il 2010 al 70%.
La condizione generale del tessuto sociale sardo evidenzia l’ulteriore impoverimento della comunità regionale con oltre 100.000 famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà e oltre
300.000 sardi interessati al fenomeno.
Per quanto attiene la condizione del sistema produttivo, questo è contrassegnato da una generale
condizione di stagnazione.
L’agricoltura mantiene una dimensione decisamente condizionata dal forte indebitamento delle aziende che è pari al 50% della capacità produttiva delle stesse, mentre l’industria evidenzia un’ulteriore contrazione della base produttiva. Nel corso del 2007 la base occupativa del settore è diminuita di 5.000 unità, appesantendo una situazione già precaria. Infatti, l’industria sarda continua a esprimere valori lontani dagli indici medi nazionali dove l’occupazione nel
settore industriale rappresenta il 23,5 % dell’intera forza lavoro a fronte l’11,5% espresso in
Sardegna.
Nel corso dell’ultimo anno interi impianti sono stati cancellati dal panorama produttivo e
diverse realtà si distinguono per una condizione difficile e precaria.
Le notizie recenti della messa in liquidazione della LEGLER, fanno seguito alla chiusura di impianti
come UNILEVER, PALMERA, IDEA MOTORE solo per citarne alcuni.
Già oggi all’orizzonte si profila uno scenario ulteriormente negativo con l’annunciata chiusura
della ex VALRISO e della OTEFAL e la conseguente perdita di altri 200 posti di lavoro.
Dallo stesso report predisposto dalla Regione Sardegna ben 36 realtà aziendali presentano
condizioni di difficoltà; dal rapporto del CENSIS si evince che la Sardegna sta vivendo una condizione non riscontrabile negli ultimi 15 anni e presenta una realtà regionale che ha difficoltà
non solo a confrontarsi con il sistema nazionale e internazionale, ma anche ad agganciare la pur flebile ripresa che ha accompagnato l’andamento dell’economia nazionale negli ultimi due
anni.
Lo stesso PIL ha avuto una performance poco brillante, incapace quindi di produrre elementi virtuosi per la comunità regionale.In questo contesto s’inserisce il ricorso alla CIG in deroga che interessa ben 3000 lavoratori, come anche il peggioramento nell’indice di fiducia degli imprenditori e la preoccupante contrazione
degli investimenti.
Tale scenario s’intreccia con un’indubbia difficoltà a rappresentare politicamente la complessità di tale condizione, mentre nel contempo alcuni strumenti risultano inutilizzati.
Gli stessi Accordi sottoscritti con il Governo risultano parzialmente e/o totalmente inapplicati.
Questo vale per l’Accordo di Programma per la chimica, siglato nel 2003, provvisto di una dote
di 300 milioni di euro di cui solo 38 spesi.
L’Intesa per l’energia risulta parzialmente applicata e dopo il 2010, in assenza d’interventi
strutturali e certi, la situazione – con il ritorno delle tariffe imposte dal mercato – potrebbe riproporsi
in tutta la sua gravità.
La stessa Intesa istituzionale del 1999 risulta largamente inevasa, le condizioni minime ipotizzate
per consolidare ed allargare la base produttiva non vengono attuate.
Alla mancata realizzazione degli interventi sull’energia si somma la stasi, negli investimenti sulle
infrastrutture, materiali ed immateriali, quella della continuità territoriale delle merci e, nel recente periodo, la soppressione del servizio cargo da parte delle Ferrovie dello Stato che nei
fatti condiziona negativamente una situazione già complessa ed insopportabile per il sistema
Sardegna.
Per tutte queste ragioni CGIL CISL UIL del comparto attività produttive, ritengono non più rinviabile l’adozione di politiche d’intervento volte a contenere il declino dell’industria e favorire
nel contempo il rilancio dei settori produttivi.
In questo contesto diviene imperativo riprendere il confronto in sede regionale per individuare
le più opportune azioni in grado di arginare la crisi e nel contempo favorire la ripresa.
È oltremodo urgente riattivare il tavolo negoziale con il Governo il cui confronto si è interrotto il
10 luglio del 2007, lasciando inattuati i principali interventi pensati allora per irrobustire il sistema economico e sociale della Sardegna.
Occorre un’immediata verifica degli Accordi sottoscritti, così come prevedeva il verbale del 10
luglio 2007 redatto dopo l’incontro a Palazzo Chigi.
Per queste ragioni CGIL CISL UIL del settore industria intendono avviare da subito una fase
intensa di mobilitazione nei territori e nei luoghi di lavoro a partire dai primi di settembre.
Per metà settembre CGIL CISL UIL convocheranno un coordinamento unitario del settore industriale che dovrà decidere sulle eventuali iniziative da assumere.
Cagliari, 28 luglio 2008