LA CISL CONTRO I PROVVEDIMENTI DI BRUNETTA
E’ ormai da diversi mesi che assistiamo al susseguirsi incessante di interventi del Ministro Brunetta , sempre contrassegnati dalle equazioni Statali uguale fannulloni e Pubblica Amministrazione uguale peso per lo Stato. Il tutto accompagnato, con fare compiaciuto, da espressioni forti e frasi ad effetto di carattere spiccatamente demagogico. Lo stesso decreto 112, emanato lo scorso 25 giugno 2008 dal Governo e presentato come prodigioso mezzo risolutivo, rispecchia pienamente i principi fondamentali del “Brunetta pensiero”, dal momento che prevede forme di penalizzazione in caso di malattia del dipendente e altre decurtazione salariali.
A parere del Ministro non vi è alcun motivo di preoccupazione. Come ha ripetutamente affermato nei giorni scorsi, ora si passa alla fase due, nella quale si pubblicheranno gli elenchi dei “bravi”e si elargiranno loro premi e medaglie.
Invece vi sono motivi non solo di grave preoccupazione, ma di vera e propria indignazione. Quella messa in atto dal Ministro è stata ed è a tutti gli effetti una vergognosa campagna denigratoria nei confronti di un’intera categoria di lavoratori accomunata da accuse che offendono profondamente chi, ed è la maggioranza, lavora ogni giorno con serietà e professionalità e non intende rincorrere una medaglia o l’iscrizione nel registro dei “bravi” per ottenere il dovuto rispetto e il riconoscimento del proprio impegno.
Si tratta insomma di una strategia organizzata ad arte, col fine di giustificare agli occhi dell’opinione pubblica i pesanti tagli alle retribuzioni dei dipendenti statali. Da Gennaio del 2009, ci sarà infatti una diminuzione dello stipendio pari al 10% delle risorse contrattuali destinate ai fondi per l’incentivazione della produttività. Il che comporterà un danno economico che va dagli ottanta ai duecentocinquanta euro mensili. Tutto questo mentre si è in attesa del rinnovo del contratto di lavoro, scaduto da mesi e di cui si attende l’adeguamento delle retribuzioni. Da anni ormai è diventata prassi per i governi di turno non rispettare le scadenze dei rinnovi contrattuali, ma non ci risulta che altri ministri siano arrivati al punto di ridurre i salari per ragioni di cassa. D'altronde, come ha affermato il Ministro in una recente trasmissione televisiva, non conviene rinnovare i contratti a chi poi non contraccambia in termini elettorali. Una logica davvero perversa, quella che lo guida nelle sue scelte politiche.
Risulta evidente, in tutto questo succedersi di fatti, la totale esclusione delle organizzazioni sindacali, ampiamente presenti nel pubblico impiego, unico settore in Italia con una rappresentanza che va oltre l’80% . Eppure Cgil, Cisl e Uil sono state artefici del processo di riforma della Pubblica Amministrazione, sia nel passato con le Leggi Bassanini, che hanno introdotto la separazione della politica dall’azione amministrativa e la privatizzazione del rapporto di lavoro, sia nel 2007 sotto il Governo Prodi, con la firma del Memorandum del Pubblico Impiego, che prevede una serie di interventi atti a rendere più moderni e più funzionali i servizi pubblici. In ogni circostanza le organizzazioni sindacali hanno dimostrato grande senso di responsabilità e non hanno mai difeso, né mai difenderanno, i “fannulloni”.
Anche al sindacato, nell’interesse dei lavoratori e del Paese, sta a cuore una Pubblica Amministrazione efficiente, nella convinzione che essa è non già un peso per lo Stato ma una importante risorsa per tutti. Occorre intervenire sulla riorganizzazione del lavoro responsabilizzando maggiormente i dirigenti; occorre tutelare le professionalità, sia attraverso percorsi di formazione sia attraverso il riconoscimento retributivo dei progetti di produttività realizzati.
Esprimiamo pertanto un netto rifiuto sull’operato del Governo, auspicando un’immediata inversione di tendenza che ponga fine all’azione di attacco al lavoro e ai servizi pubblici . Dal canto nostro, non abbasseremo il livello di guardia, facendo tutto il possibile perché vi sia una Amministrazione Pubblica moderna e funzionale, nel rispetto dei diritti dei lavoratori e dei cittadini.
Consideriamo inaccettabile e fallimentare pretendere di riformare il sistema e di razionalizzare le risorse attraverso una indiscriminata politica di tagli ai salari e all’occupazione. Gli sprechi e le diseconomie sono da ricercare altrove: nella ingerenza della politica; nelle spese per le consulenze esterne; negli appalti e nelle esternalizzazioni ecc…
In mancanza di risposte adeguate da parte del Governo, sarà necessario mettere in atto una mobilitazione generale dei lavoratori del pubblico impiego, dando seguito allo stato di diffuso malessere rappresentato nelle numerose assemblee svoltesi nelle scorse settimane.
Edoardo Bizzarro e Guido Deidda