18/09/2008
27 settembre, Zuri, manifestazione a contrasto delle povertà: il documento.
P-1000: LA SARDEGNA CON I POVERI DELLA TERRA. LIBERI DALLE POVERTÀ.
PER UN LAVORO DIGNITOSO E UNA VITA DIGNITOSA
ZURI, SABATO 27 SETTEMBRE 2008, ORE 930




Disoccupazione, di lunga durata ma soprattutto giovanile, precarietà e irregolari-tà del lavoro, pensioni basse e falcidiate dal caro-vita, cassa integrazione di tutti i tipi a segnare la profonda crisi produttiva: sono queste le principali cause di una povertà materiale imposta e inaccettabile.
La povertà è, dunque, tra noi. Per quanto sforzi taluni facciano per non ricono-scerli, i poveri fanno parte della nostra esistenza quotidiana. Anche in Sardegna questa è la prima emergenza sociale. Si è, infatti, di fronte a un fenomeno diffuso e consistente, pur con caratteristiche diverse da quelle del Terzo e Quarto mon-do. Nell’isola sono coinvolte più di 300 mila persone, molte nella condizione della povertà assoluta.
Per i giovani viene compromessa una positiva percezione del futuro, la stessa speranza di una propria realizzazione e la possibilità di poter contribuire alle scelte della comunità. Per molti anziani l’inadeguatezza del reddito pensionistico e la qualità dei servizi socio sanitari non consentono di realizzare l’obiettivo di dare anni alla vita e vita agli anni.
Più di altri, dunque, i poveri e la povertà necessitano di una rappresentanza e rappresentazione che incidano nel modello di sviluppo della Sardegna e nelle scelte politiche che determinano le necessarie misure di contrasto.
Certo, l’accumulazione della ricchezza collettiva in Sardegna è insufficiente. Pro-prio per questo bisogna pensare a un modello di sviluppo che non sia neutrale ma regolato, perché non contenga così i connotati dell’arbitrio e dell’ineguaglianza delle opportunità.
L’attenzione ai poveri è insieme una questione di sensibilità e solidarietà, ma so-prattutto di giustizia sociale. Sono questi gli aspetti fondamentali utili a caratte-rizzare positivamente lo sviluppo dell’isola, recuperando l’enorme spreco di ri-sorse umane e di ricchezza sociale. Si pensi alle migliaia di persone che vogliono lavorare, ma non hanno l’opportunità di farlo, a coloro che sono costretti ad emi-grare, ai disoccupati, agli immigrati che chiedono di essere realmente cittadini. Questo accade in una realtà dove lo sviluppo e la produttività necessitano invece di un numero ben maggiore di lavoratori.
Il lavoro è, dunque, al centro della questione sociale in Sardegna. Qui passano, infatti, molti dei problemi e delle soluzioni che riguardano la povertà. Alla politi-ca, intesa come quotidiano e ordinario governo dei problemi, la responsabilità delle scelte a favore degli esclusi, per un lavoro dignitoso e una vita dignitosa.
È un impegno, questo, che deve coinvolgere tutti e per il quale vale la pena di lot-tare con passione e volontà.
Anche per questo, infatti, siamo con tutti i poveri della terra.
Queste considerazioni, che accompagnano da diverso tempo la nostra azione so-ciale, trovano nuove ragioni per essere evidenziate nella fase di preparazione dell’incontro del G8 previsto per il prossimo anno a La Maddalena.
Non possiamo non dire qualcosa in occasione di un evento che accosta e rende più stridente il contrasto tra i grandi del mondo e gli abitanti del luogo in cui essi si incontrano, dove la povertà ha un peso grandissimo.
Bisogna dire qualcosa per un processo di impoverimento che rischia di peggiora-re ulteriormente la situazione. Gli ultimi dati parlano di aumenti spropositati dei beni di prima necessità, come la carne, il latte, i formaggi, il pane, il gas e l’elettricità, e dove addirittura la pasta rischia di diventare un bene di lusso (con un esagerato +24,7%).
L’appuntamento sardo del G8 merita un ragionamento su ciò che esso è e su ciò che dice: un incontro di pochi grandi che decidono su tutti gli abitanti del piane-ta; la pretesa di pochi di spostare sempre più avanti le scadenze che meritereb-bero decisioni urgenti e immediate perché si riferiscono a beni essenziali per la vita, come l’acqua, il cibo, l’aria.
Per questi motivi riteniamo che spesso la povertà in cui vivono molti uomini e po-poli è il risultato dell’ingiustizia di altri uomini ed esige quindi la protesta contro un comportamento immorale.
I poveri sono coloro che soffrono un’ingiustizia, perché la loro povertà è prodotta da meccanismi di impoverimento e sfruttamento. Da questo punto di vista quindi la povertà è un male e un’ingiustizia. L’opzione preferenziale per i poveri signifi-ca quindi opzione per la giustizia sociale, lotta contro la povertà iniqua e per una società giusta e fraterna.
Per far comprendere questi messaggi spesso ci siamo aiutati con il linguaggio simbolico. Infatti, P-1000, sta ad indicare l’immensa povertà dei popoli e delle terre sfruttati e senza diritti.
Anche stavolta ci sembra utile ricorrere a questo tipo di linguaggio, per far capire il nostro pensiero, sfuggendo alla sterilità di un’azione solo protestataria e of-frendo invece contributi di riflessione propositiva.
A fronte dei grandi abbiamo scelto la piccola comunità di Zuri, che non è neanche Comune, ma semplicemente «frazione».
A fronte dei potenti abbiamo scelto un territorio falcidiato dall’emigrazione, ricco di beni ambientali e culturali ma povero di reddito e di opportunità lavorative. Una zona del Guilcer e del Barigadu con alcuni comuni tra i primi nella graduato-ria nazionale delle zone segnate dalla povertà, ma ricche di compostezza e di di-gnità, elementi spesso assenti dalla tavola dei ricchi.
In seguito alla scelta dell’invaso dell’Omodeo, Zuri è stato smontato e ricostruito con le sue stesse pietre, a partire dal gioiello, davvero invidiabile, della sua Chie-sa romanica. Potrebbe essere l’indicazione di un percorso nuovo, rispetto ad un consumismo che punta a costruire, consumare e distruggere, lasciando solo se-gni di degrado.
Si può ricostruire invece la propria abitazione, la propria storia, il tessuto sociale; si può rileggere la storia a partire dalla periferia del mondo e accompagnare gli oppressi nel loro cammino. Zuri è stato anche premiato dalla natura che ha tra-sformato le sue piante in pietre; in modo che nessun incendio possa distruggerle e rimangano come segno duraturo di una natura che è benevola ed amica, quan-do viene rispettata.
Zuri, la Sardegna e tutti i poveri della terra attendono la stessa attenzione anche da parte della comunità degli uomini.


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