La Cisl, dopo il recepimento da parte di Confindustria di importanti richieste sindacali, ha condiviso, insieme a Uil e Confindustria, un documento di linee guida sulla riforma della struttura contrattuale che, come richiesto dalla piattaforma di Cgil, Cisl e Uil, dà una significativa risposta al problema della difesa del salario attraverso:
· l’individuazione di un nuovo indice di “inflazione previsionale triennale”, (IPCA depurato dell’inflazione da energia importata), più alto e credibile del tasso di inflazione programmata fissato dal Governo e, quindi, più in grado di tutelare il potere di acquisto delle retribuzioni
· La durata triennale dei contratti e l’unificazione della parte normativa con quella economica che consentiranno di migliorare tempi e procedure per i rinnovi
· la copertura economica dei nuovi contratti dalla data di scadenza dei precedenti
· un meccanismo di recupero certo degli scostamenti fra l’inflazione programmata e quella effettiva misurati con il nuovo indicatore previsionale entro il triennio contrattuale
· il pieno sviluppo della contrattazione di secondo livello, aziendale o territoriale, per ottenere la redistribuzione degli incrementi di produttività, da incentivare con la detassazione e la decontribuzione degli aumenti salariali erogati tramite la contrattazione collettiva integrativa
· Un elemento retributivo di garanzia che verrà previsto dai CCNL di categoria nelle realtà dove la contrattazione collettiva integrativa non viene effettuata e per chi non ha avuto aumenti negli ultimi 4 anni
Le linee guida sulla riforma della struttura della contrattazione, condivise da Cisl, Uil e Confindustria, che andremo a discutere con le altre associazioni datoriali, consentono di rafforzare la richiesta delle parti sociali al Governo per la conferma e il miglioramento delle misure di decontribuzione e detassazione degli incrementi di produttività nel contratto di secondo livello, da rendere strutturali.
Le linee guida costituiscono, ora, la base per arrivare, nelle prossime settimane, ad un negoziato conclusivo che coinvolgerà anche il settore del Pubblico Impiego, definendo cosi un modello contrattuale per tutti i lavoratori pubblici e privati.
Questi risultati assumono un valore ancora maggiore, se si considera il peggioramento della situazione economica nazionale ed internazionale in atto, che rende ancor più necessario uno sforzo comune tra le parti sindacali e datoriali per tutelare l’occupazione e i redditi dei lavoratori e per salvaguardare l’attività delle imprese.
No all’immobilismo
Si ai risultati concreti
· Con il nuovo indicatore previsionale triennale per l’inflazione i salari aumenteranno del 2,1% in più nel triennio 2009 – 2011 rispetto al tasso di inflazione programmata del Governo per lo stesso periodo
Risultato: 2009 - 2011 + 2,1%
(corrispondente ad un minimo di 400 € all’anno nel triennio in più rispetto agli incrementi contrattuali previsti con l’inflazione programmata)
IL NUOVO INDICATORE PREVISIONALE TRIENNALE: COS’È E COME VIENE CALCOLATO
Il nuovo indice previsionale (l’IPCA al netto dell’energia) è più alto del 2,1%, nel triennio 2009 – 2011, del tasso di inflazione programmata dal Governo cumulato nello stesso periodo
Tasso di inflazione programmata dal Governo2009/2011 4,6%
IPCA meno energia = 6,7%
Differenza + 2,1%
A questi miglioramenti vanno aggiunti gli effetti positivi derivanti dal recupero certo degli scostamenti fra l’inflazione programmata e quella effettiva che verrà integrato nei minimi tabellari
· Con la detassazione dei premi aziendali e con la decontribuzione dei premi di risultato erogati dalla contrattazione di secondo livello le retribuzioni nette diventano “più pesanti”.
Risultato: dai 150 ai 400 euro all’anno in più con la riduzione del prelievo fiscale e contributivo
oppure
· Per chi non ha la contrattazione integrativa o non ha avuto aumenti negli ultimi 4 anni l’avviso comune prevede un elemento retributivo di garanzia (nei CCNL di categoria dove questo elemento viene già previsto vengono mediamente erogati dai 200 ai 300 euro in più all’anno)
Risultato prevedibile: Dai 200 ai 300 euro all’anno