Stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, ennesima beffa !!
Sentenza della Corte censura errori marchiani della Regione Sardegna.
Per la seconda volta in due anni, la Corte costituzionale boccia la norma approvata dalla Regione Sardegna che prevedeva il finanziamento di progetti di stabilizzazione dei lavoratori precari negli Enti locali.
La notizia, già nota e pubblicata dalla stampa, viene ora resa pubblica da un laconico comunicato della Regione:
"La Corte Costituzionale con sentenza n. 30 del 15 febbraio 2012, pubblicata nella G. U. n. 9 del 29 febbraio 2012, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 7, comma 1 della legge regionale 19 gennaio 2011, n.1 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione – Legge finanziaria 2011), con cui si autorizzava l’Amministrazione regionale a finanziare programmi di stabilizzazione dei lavoratori precari degli enti locali. Per effetto di tale pronunciamento, l’Amministrazione non potrà adottare alcun ulteriore atto applicativo della predetta
norma la cui efficacia è cessata il 1° marzo 2012, giorno successivo alla data di pubblicazione della decisione."
Anora una volta, dunque, una beffa per i precari illusi da un Consiglio regionale (maggioranza e opposizione) che ha dimostrato di aver lavorato male, con pressapochismo e con confusione, creando false promesse ed aspettative alle centinaia di lavoratori precari presenti nella pubblica amministrazione.
Le motivazioni della sentenza sono piuttosto complesse ma, in sintesi, dichiarano l'illegittimità delle norme sia perché in contrasto con un principio di coordinamento della finanza pubblica, volto al contenimento della spesa (sentenza n. 69 del 2011), sia perché, si ribadisce che per le assunzioni devono essere previsti i pubblici concorsi e non semplici selezioni per titoli e colloqui. Altri motivi, sono il periodo di lavoro preso in considerazione di trenta mesi, inferiore ai 36 mesi previsti dalla norma nazionale. Infine il periodo doveva essere maturato al 2006 e non al 2009, come previsto sempre dalle legge regionale. Si sarebbe dovuta prevedere invece una percentuale di riserva per la partecipazione ai pubblici concorsi.
Quasi identiche le motivazioni che hanno cassato la norma relativa al diritto dei precari regionali di essere stabilizzati, senza un pubblico concorso, ma attraverso una semplice selezione per titoli e colloquio. Ciò, secondo la Corte rappresenterebbe un illegittimo vantaggio per i riservatari.
In definitiva, la Corte ha demolito una legge che, alla prova dei fatti, si è rilevata demagogica ed infine dannosa perché ha creato solo false aspettative.
Qualcuno potrebbe affermare: l'avevamo detto ! Ma sarebbe troppo facile e ciò non può consolare nessuno e tanto meno i precari, ingannati dalla poltica regionale.
nota a cura della Cisl di Cagliari